10 – Il regno del sud, 975-586 a.C.

Dall’ascesa al trono di Roboamo alla caduta di Gerusalemme(1 Re 12—22; 2 Re 1—25; 2 Cronache 10—36[1])


Introduzione.
La caduta di Samaria mette fine al regno d’Israele e chiude il periodo del doppio regno. Giuda dura ancora circa 150 anni e, dato che la cattura di Samaria era un evento molto meno importante per Giuda che per Israele, possiamo conservare l’unità trattando i 400 anni di storia di Giuda come un unico periodo.

La storia di Giuda descrive la persistente influenza di un grande nome. Il regno di Davide aveva dato sia il re che il regno ideale. Le speranze profetiche e le aspirazioni della nazione si stringono intorno a lui e alla sua discendenza.

Dopo lo shock morale delle idolatrie di Salomone, per un breve periodo, si erano invece stretti intorno a Geroboamo e al regno del nord. Non è permesso però a Roboamo di reprimere la rivolta. Geroboamo e Jehu sono entrambi designati dalla profezia come fondatori di dinastie, ma entrambi deludono completamente le speranze profetiche.

Alla fine Samaria e Israele vengono soffocati dall’Assiria e il piccolo regno di Giuda, nel senso migliore, “riunisce in sé tutto lo spirito nazionale”.

Non dobbiamo dimenticare lo scopo principale della storia biblica, che è quello di tracciare l’origine e lo sviluppo della vera religione. La storia ebraica ha bisogno di essere studiata alla luce di questo obiettivo e, visti così, i 400 anni del regno del sud possono essere divisi in quattro periodi di declino e di risveglio, ognuno dei quali strettamente connesso alla personalità dei vari re che regnavano in quel periodo.

Ricordiamoci che Giuda, a differenza di Israele, ha avuto un’unica dinastia per tutto questo periodo e cioè la dinastia di Davide.


I. IL PRIMO DECLINO E RISVEGLIO.

4 regni, 90 anni.


1. Il declino sotto Roboamo e Abijam.

a. La religione.
Le tendenze pagane, emerse sotto Salomone, continuano e si rafforzano per i successivi venti anni. Nonostante le proteste dei profeti, il culto a Dio decade, altari pagani spuntano in tutto il paese e volgari immoralità si diffondono fra tutta la popolazione.


b. Le relazioni con Israele.
Quando le dieci tribù intraprendono una defezione sotto Geroboamo, Roboamo raduna un esercito per reprimere la rivolta ma, seguendo i consigli del profeta Scemaia, desiste e rinuncia. I due regni, però, sono antagonisti e, durante i suoi tre anni di regno, Abijam infligge una pesante sconfitta ad Israele nella battaglia di Tsemaraim.


c. L’invasione di Scishak. Salomone aveva sposato una principessa egiziana, ma una nuova dinastia, sorta sul Nilo, appoggia Geroboamo. Scishak, il re di questa dinastia, invade la Palestina, cattura Gerusalemme e spoglia il tempio di tutti i suoi ori. Scishak stesso ha lasciato una conferma impressionante del racconto biblico sulle mura del grande tempio di Karnak[2].


2. Il risveglio sotto Asa e Giosafat.

a. Le riforme.
Il regno di Asa dura 41 anni e, sia per purezza che per vigore, si differenzia enormemente dai due precedenti regni. Per parecchi anni gode di grande tranquillità e rinforza questo stato, togliendo gli altari e le immagini pagane e riorganizzando il culto a Dio. Giosafat regna con giustizia per 25 anni. Egli continua e porta avanti le riforme del padre, provvede a fornire un sistema regolare d’istruzione religiosa e inoltre riorganizza e migliora il sistema giuridico.


b. L’invasione di Zerah, l’etiope.
La pace di Asa viene meno dopo un’invasione di un milione di etiopi sotto Zerah. Asa va in battaglia, pregando con fervore Dio, e ottiene una vittoria così decisiva che Giuda non conosce nessun’altra invasione da quella direzione per altri 300 anni. Asa celebra la vittoria con una grande assemblea, dove il patto nazionale viene rinnovato e il lavoro di riforma viene ulteriormente promosso.


c. Alleanza matrimoniale.
Verso la fine della sua vita, Asa fa un’alleanza con la Siria contro Israele. Giosafat rovescia la politica di suo padre, formando invece un’alleanza con Israele e dando in matrimonio a suo figlio una figlia di Achab, oltre ad aiutare Achab contro la Siria.


II. IL SECONDO DECLINO E RISVEGLIO.

9 regni, 200 anni.


1. Il declino.

a. Jehoram e Athaliah.
Jehoram, il figlio di Giosafat, succede al trono e sposa Athaliah, la figlia di Achab. Lei porta all’interno di Giuda lo spirito feroce e il culto immorale di Baal, la religione di sua madre Jezebel. Sembra quasi che il lavoro di Asa e di Giosafat venga completamente disfatto. Dopo otto anni, il figlio di Jehoram, Achaziah, subentra al padre, ma muore entro l’anno insieme al resto della famiglia di Achab, travolto dal giudizio spietato di Jehu, re di Israele. Athaliah scappa, afferra le redini del governo e massacra tutta la famiglia reale, tranne il neonato Joas, e per sei anni si comporta peggio della Jezebel di Israele. A questo punto la discendenza di Davide si riduce ad un unico bambino mentre una regina pagana siede sul suo trono: così vicino all’estinzione era la stirpe davidica, così amari i frutti dell’errata politica matrimoniale di Giosafat.


b. Joas e la reazione.
Finalmente Athaliah viene uccisa in una rivolta capeggiata dall’anziano sommo sacerdote, Jehoiada, che mette il giovane Joas sul trono. Per qualche anno sembra che il regno ritorni a giorni più puri, ma, dopo la morte di Jehoiada, le tendenze verso una bassa moralità prevalgono di nuovo e il profeta Zaccaria diventa martire sotto Joas.


c. Uzziah.
Dei tre regni successivi di Amatsiah, Uzziah e Jotham, quello di Uzziah è il più memorabile. È un regno di 52 anni vigoroso e, per lo più, prospero. Le vittorie sono per Uzziah la sua rovina. Prendendosi infatti la libertà di offrire incenso, un dovere sacerdotale e non reale, viene colpito dalla lebbra, una malattia da cui non guarirà mai.


d. Achaz e l’apostasia.
L’influenza pagana aumenta finché, nel regno di Achaz, non matura in un’apostasia aperta e generalizzata. Non contento delle immagini e degli altari a Baal sparsi un po’ dappertutto, fa passare i suoi figli per il fuoco (2 Re 16:3), cioè li sacrifica al dio Moloch. Il degrado morale viene così seguito dal declino politico. Vessato dagli edomiti, filistei, siriani, e perfino da Israele (che era quasi arrivato all’ora della sua caduta), Achaz, pagando un pesante tributo, fa un’alleanza difensiva con l’Assiria, che era ormai giunta al culmine del suo potere.


2. Il risveglio sotto Ezechia.

a. Isaia e la riforma. Siamo arrivati al periodo dei primi profeti di Giuda di cui ci sono rimasti gli scritti, cioè Gioele, Amos, Michea, Nahum e Isaia. Isaia, i cui scritti profetici sono stati a ragione chiamati il “quinto evangelo”, predica, consiglia e profetizza in diverse zone di quattro regioni. È il personaggio principale nel regno di Ezechia, anzi è il primo profeta di Giuda che sovrasta sia la figura del re che quella del sacerdote. In Israele, sia Elia che Eliseo mettono i re nell’ombra, quando li si paragona alle loro figure eroiche. Isaia è il primo a occupare in Giuda un ruolo simile. Egli è uno statista oltre che un profeta e, spesso, si trova nelle corti reali. Anche se le sue parole di fuoco sembrano spente durante il regno di Achaz, alla fine portano frutti. Mentre il regno del nord stava lottando, fino alla morte, con l’Assiria, a Ezechia, ispirato dai consigli di Isaia, vengono date nuove prospettive di vita tramite il rilancio di riforme religiose. Dai tempi di Davide non si era visto sedere sul trono un principe che fosse così puro nei suoi propositi e così costante nel perseguirli. Il disgustoso culto di Baal e gli orribili riti di Moloch si ritirano davanti al culto a Dio. Il serpente di bronzo, fatto da Mosè e che era diventato oggetto di culto idolatra, viene distrutto. Ezechia restaura la festa della Pasqua a Gerusalemme, invitando quel che restava di Israele ad unirsi nella celebrazione.


b. L’invasione di Sennacherib.
In questo regno si colloca la famosa invasione di Sennacherib d’Assiria. Achaz era diventato tributario di Assiria, ma Ezechia, andando contro i consigli di Isaia, preferisce un’alleanza egiziana a quella assira e rifiuta di pagare il tributo. Sennacherib invade la Giudea, cattura molte città, mette in schiavitù duecentomila persone, e assedia Gerusalemme. Si allontana per una minaccia d’invasione egiziana e, per una calamità misteriosa, perde 185.000 uomini in una sola notte. Le iscrizioni di Sennacherib a Ninive ricordano i suoi successi ma non questa calamità, anche se Erodoto ne fa riferimento.


III. TERZO DECLINO E RISVEGLIO.

3 regni, 90 anni.


1. Il declino sotto Manasse e Amon.
Le riforme di Ezechia e di Isaia si dimostrano solo temporanee. Senz’altro in tutti quegli anni c’era sempre stato un partito idolatra nella corte che, alla morte di Ezechia, prende di nuovo il sopravvento. Infatti, sotto il figlio Manasse, che regna per 55 anni, la nazione precipita ancora più velocemente sulla strada verso l’immoralità. Sembra che abbiano adottato tutte le idolatrie conosciute:

  • Il culto di Baal,
  • Il culto di Moloch,
  • Il culto delle stelle di Caldea,
  • La stregoneria,
  • Feroci persecuzioni, che riempiono di sangue la città di Gerusalemme.

(Questi sono i crimini durante il lungo regno). Se possiamo credere alle tradizioni giudaiche, in questo periodo Isaia conosce il martirio. Una cattività temporanea di Manasse da parte di Babilonia lo fa rinsavire, ma suo figlio, Amon, imita le pratiche peggiori del padre e muore nella rivolta.


2. Il risveglio sotto Giosia.

a. Geremia e le riforme.
La morte di Amon porta Giosia, un bambino di 8 anni, sul trono. Il suo regno dura 31 anni ed è l’ultimo barlume di luce per questo piccolo regno. Egli si affianca ad Ezechia come un vero riformatore e, in qualche misura, Geremia è per lui ciò che Isaia era per Ezechia, anche se le prime riforme sotto Giosia sembrano essere ispirate dalla profetessa Huldah, mentre l’attività principale di Geremia viene svolta negli anni che seguono la morte di Giosia, anni che si fanno sempre più oscuri. Dopo 16 anni, Giosia sembra prendere il regno nelle sue mani e rivolgersi a Dio di sua iniziativa. A 20 anni comincia a purificare Gerusalemme dall’idolatria; a 26 anni intraprende le riparazioni del tempio, durante le quali viene ritrovata una copia della legge che, durante il lungo e oscuro regno di Manasse, sembrava essersi perduta. Ispirato ancora di più dai suoi solenni insegnamenti e avvertimenti, osserva la Pasqua, la più famosa dai giorni di Samuele. In questo periodo Assiria è in declino e Giosia estende il suo potere sul vecchio territorio delle dieci tribù. Abolisce comunque il culto del vitello a Bethel e in altre città della Samaria, e intraprende un giro d’ispezione del regno per sovrintendere personalmente al lavoro della riforma.


b. La battaglia di Meghiddo.
Il regno fiorente di Giosia ha una fine disastrosa. Sono di nuovo in guerra i grandi imperi di Assiria e Egitto. Il faraone Neko passa per catturare Karkemish sull’alto Eufrate. Giosia, con poco senno, interferisce e muore nella battaglia di Meghiddo. La morte di Giosia preannuncia il destino di Giuda. È l’ultimo re a seguire “in tutto la via di Davide suo padre” (2 Re 22:2) e ad essere fedele al patto nazionale. Il dolore di Geremia è molto grande e viene espresso nella sua elegia al buon re.


IV. L’ULTIMO DECLINO E LA CATTIVITÀ.


1. Il degrado morale.
Evidentemente le riforme di Giosia non hanno messo le loro radici nelle convinzioni di tutta la nazione. Sono state rispettate per autorità regale, ma appena quell’autorità cessa esse decadono. C’è una piccola cerchia scelta, animata da Geremia e della quale fanno parte Daniele e i suoi compagni, che costituisce il vero Israele, cioè il germe di una futura vita nazionale. Tuttavia, la massa della nazione è inguaribilmente corrotta e perfino Isaia, più di cento anni prima, aveva scritto:

Guai, nazione peccatrice, popolo carico di iniquità, razza di malfattori, figli che operano perversamente! Hanno abbandonato l’Eterno… Tutto il capo è malato, tutto il cuore langue. Dalla pianta del piede fino alla testa non vi è nulla di sano: solo ferite, lividure e piaghe aperte, che non sono state pulite né fasciate né lenite con olio. (Isaia 1:4-6).

Gli scritti di Geremia evidenziano un crescente oscurantismo lungo tutto questo periodo che volge al termine e che è caratterizzato dai vizi di:

  • Idolatria,
  • Ubriachezza,
  • Avidità,
  • Lussuria,
  • Violenza brutale.

Questo degrado morale anticipa la dissoluzione politica.


2. Una serie di deportazioni.
Quattro re seguono Giosia:

  • Jehoahaz,
  • Jehoiakim,
  • Jehoiakin,
  • Sedekia.

Il terzo è nipote, mentre gli altri sono figli del buon Giosia. Tutti sono marionette nelle mani o di Egitto o di Babilonia, perché nella prima parte di questo periodo Ninive, l’orgogliosa capitale d’Assiria, che per tanti secoli aveva signoreggiato sull’Asia occidentale, sprofonda sotto gli attacchi messi insieme da Media e da Babilonia. D’ora in poi Babilonia e Egitto sono la pietra superiore e quella inferiore della macina nella quale Giudea viene ridotta a pezzi. Il faraone Neko porta via Jehoahaz e mette Jehoiakim, suo fratello, sul trono. Ma Babilonia non tollera l’Egitto come suo rivale nell’Asia. Una serie di invasioni e di deportazioni della Giudea da parte di Nebukadnetsar, il potente re di Babilonia, chiude questo dramma.


a. La prima deportazione.
Nebukadnetsar cattura Gerusalemme (606 a.C.) ma risparmia la vita del re Jehoiakim e si accontenta di deportare solo alcune persone, fra le quali:

  • Daniele,
  • Shadrak,
  • Meshak,
  • Abed-nego.

Dato che sono principi reali e fedeli alla religione nazionale, il re è indubbiamente felice di potersene liberare. Egli stesso incontra una morte violenta dopo un regno di 11 anni.


b. La seconda deportazione.
Nel 597 a.C., Nebukadnetsar invade per la seconda volta e porta via il re Jehoiakin, che tiene prigioniero per 35 anni.
Il profeta Ezechiele, insieme a 10.000 persone delle alte classi sociali, viene deportato in questo periodo. Sedekia è messo sul trono e per 11 anni regna ma come fantoccio del gran sovrano dell’Eufrate.


c. La terza deportazione.
In tutto questo periodo esiste un partito egiziano a Gerusalemme che si logora sotto il giogo di Babilonia e favorisce un’alleanza con l’Egitto. Geremia predice il giudizio di Dio contro la nazione, che sarà di settanta anni di cattività in Babilonia, e consiglia di sottomettersi a quella potenza. Per questo viene rinchiuso in un’orribile prigione sotterranea. Infine, nuove ribellioni portano l’esercito di Nebukadnetsar di nuovo contro la Giudea. Nel 586 a.C., dopo un terribile assedio, Nebukadnetsar cattura Gerusalemme Uccide i figli di Sedekia davanti ai suoi occhi, gli cava gli occhi e lo porta in Babilonia. Vengono abbattute:

  • Le mura della città,
  • Il tempio,
  • I palazzi,

e sono bruciate, mentre tutte le alte classi sociali sono deportate. Gerusalemme, la città di Davide, la città fatta di preziose memorie, non c’è più salvo nei cuori dei pochi fedeli rimasti che, nei settanta anni di esilio, ricordano con nostalgia la Città Santa e aspettano fiduciosamente il ritorno promesso.


I re di Israele

#Nome
1Geroboamo
2Nadab
3Baasha
4Elah
5Zimri
6Omri
7Achab
8Achazia
9Joram
10Jehu
11Jehoahaz
12Joas
13Geroboamo II
14Zaccaria
15Shallum
16Menahem
17Pekahiah
18Pekah
19Hosea

I re di Giuda

#Nome
1Roboamo
2Abijam
3Asa
4Giosafat
5Jehoram
6Achaziah
7Athaliah
8Joas
9Amatsiah
10Uzziah
11Jotham
12Achaz
13Ezechia
14Manasse
15Amon
16Giosia
17Jehoahaz
18Jehoiakim
19Jehoiakin
20Sedekia

[1] In uno studio dettagliato e completo della storia ebraica bisogna studiare gli scritti profetici. Questi, infatti, danno un grosso contributo per comprendere lo stato materiale, morale, sociale e politico della nazione. È interessante notare che le Cronache, probabilmente scritte da Esdra dopo l’esilio, sono la storia di Davide e della sua discendenza, mentre è quasi del tutto omessa la storia del regno di Saul e del regno del nord.

[2] “Vedete Edersheim, “Hist. of Israel and Judah” [“Storia d’Israele e di Giuda”], vol. 5, pp. 129, 131.”

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