- Paul Robison
- Febbraio 9, 2025
- 3:28 pm
Dalla traversata del Giordano alla morte di Giosuè (Giosuè 1—24)
I. LA TRAVERSATA DEL GIORDANO.
1. Un nuovo leader.
Mosè lascia Israele accampato sul lato orientale del Giordano. Le vittorie su Sihon ed Og gli hanno assicurato l’altopiano ad est del fiume. Il vero Canaan si trova ad ovest del Giordano, un paese montuoso con gente guerriera e città murate. Non è un compito da poco ciò che hanno davanti. Grandi epoche necessitano di grandi uomini. Israele non ha mai avuto un secondo Mosè. Ma circostanze nuove richiamano uomini nuovi. Dio aveva dato Mosè per il lavoro di liberazione e di organizzazione, ora dà Giosuè per il lavoro di conquista e di insediamento.
2. Il Giordano diviso.
Israele era arrivato al Mar Rosso con un potente nemico che premeva alle sue spalle. È arrivato al Giordano con potenti nemici davanti a sé. In questo posto, come al mare, serve un miracolo evidente per rinnovare la sua fede sia in Dio che in Giosuè. È il tempo del raccolto. Le nevi che si stanno sciogliendo sul Monte Libano inondano le pianure intorno al Giordano. Non ci sono né barche né ponti, ma appena i sacerdoti, che portano l’arca sulle spalle, toccano il margine del fiume, le acque si dividono e Israele passa sul letto asciutto. Erigono due memoriali di pietra: uno in mezzo al fiume e un altro a Ghilgal, dove si accampano la notte stessa.
3. L’accampamento a Ghilgal.
In questo luogo si rinnova il rito della circoncisione, omesso durante le peregrinazioni, e viene eliminata la condanna per la loro incredulità, insieme alla sua pena, ed è per questo che è conosciuto come Ghilgal. Inoltre la pasqua viene di nuovo celebrata come era avvenuto la notte dell’esodo. A quel tempo gli egiziani erano colpiti per la presenza dell’angelo della morte che attraversava tutto il paese. Ora i Cananei si nascondono impauriti dietro le mura di Gerico.
Anche la manna finisce in questo posto, e in questo luogo, o in un altro Ghilgal vicino a Bethel, Israele rimane accampato fino a quando il paese di Canaan è conquistato abbastanza da poter essere diviso fra le tribù.
II. LA PRESA DI GERICO.
Prima di attraversare il Giordano, Giosuè manda delle spie per ispezionare le roccaforti del nemico. Una donna di Gerico di nome Rahab, con una grande fede nel futuro del popolo di Dio, nasconde le spie e le viene assicurata la salvezza per la sua casa e la sua famiglia il giorno della presa della città. Durante l’accampamento a Ghilgal, Giosuè riceve il suo incarico, come Mosè aveva ricevuto il suo. Però, Dio appare non in un roveto ardente ma con una spada sguainata, significativo del lavoro della conquista. Ma che il lavoro sarebbe stato di Dio e non dell’uomo è evidente dall’inizio, visti i mezzi scelti per la presa di Gerico.
Gerico è vicino al luogo della traversata. È la porta per Canaan e questo non può essere trascurato. Israele non ha macchine per buttare giù le mura. Come comandato da Dio, il popolo marcia intorno alla città per sei giorni consecutivi, portandosi l’arca sacra, e per sette volte il settimo giorno, quando, con un suono di trombe e un grande grido, le mura cadono e Gerico viene presa. È Dio che ha rotto il giogo d’Egitto, che ha aperto un varco per loro nel mare, che ha nutrito e guidato loro nel deserto, che ha dato loro la legge e ha diviso per loro le acque del Giordano. Ed è Dio che ha spodestato i Cananei corrotti ed ha adempiuto il patto con il popolo, dandogli la terra promessa.
III. LA CONQUISTA DELLA PARTE CENTRALE DI CANAAN.
La presa di Ai.
Ai è la chiave per la parte centrale di Canaan. Israele è sconfitto al primo attacco. La causa della sconfitta sta nel peccato di Akan, che si era appropriato, dal bottino di Gerico, di un lingotto d’oro, di sicli d’argento e di un mantello babilonese. Questo non era il momento per avidità personali; e Akan paga il suo peccato con la propria vita. Dopo un secondo attacco contro Ai, tutta la parte centrale di Canaan appartiene ad Israele.
L’’assemblea a Sichem.
Israele ora sta al centro del paese. Attorno ci sono le impronte dei patriarchi. A Sichem, Abrahamo, per la prima volta, aveva piantato la sua tenda e costruito un altare. A Bethel, li vicino, Giacobbe il fuggitivo aveva avuto la sua visione e aveva eretto un memoriale. Giacobbe aveva soggiornato a Sichem, dopo il suo ritorno dall’esilio, e lì aveva sepolto le reliquie dell’idolatria portata dalla Mesopotamia dalla sua famiglia. Perciò, come dalle direttive date a Mosè (Deuteronomio 27), il popolo fa una solenne assemblea a Sichem. Sichem si trova in una stretta vallata fra il monte Ebal a nord e il Monte Gerazim a sud. I leviti si mettono nella vallata in mezzo ai motni. Mentre pronunciano le benedizioni per l’ubbidienza, sei tribù su Gerazim rispondono con i loro “Amen”; e mentre pronunciano le maledizioni per la disubbidienza, sei tribù sull’Ebal gridano i loro “Amen”. Quindi, erigono un memoriale scritto con la legge e celebrano una festa sacrificale
IV. LA CONFEDERAZIONE E LA CONQUISTA DEL SUD.
1. La lega con i gabaoniti.
Durante tutti gli anni della conquista sembra che l’accampamento d’Israele rimanga a Ghilgal, situato nel centro di Canaan. Poco dopo la caduta di Ai, vengono da Giosuè dei messaggeri da Gabaon, una città poco a sud di Ai, asserendo di venire da un paese lontano e proponendo una lega per assicurarsi la salvezza. Giosuè acconsente. Scoprendo, però, l’inganno, mantiene il patto e non li distrugge, ma diventano “gli spaccalegna ed i portatori d’acqua” (Giosuè 9:23) per gli Israeliti.
2. La battaglia di Beth-Horon.
La lega fatta con Gabaon porta le città di Gerusalemme, Hebron, Jarmuth, Lakish ed Eglon, che stanno a sud, a formare un’alleanza sia difensiva che offensiva. Attaccano quindi Gabaon che fa appello a Giosuè. Giosuè marcia di notte, attacca la confederazione e la sconfigge nella grande battaglia di Beth-Horon. Questo è il famoso “giorno lungo” nel quale, secondo una famosa poesia antica (Giosuè 10:12, 13), il sole e la luna si fermano al comando di Giosuè.
V. LA CONFEDERAZIONE E LA CONQUISTA DEL NORD.
Viene fatto un altro sforzo di unione fra i Cananei. Jabin, potente re di Hatsor al nord, guida una confederazione che Giosuè sconfigge nei pressi delle acque di Merom. Questa è la fine della resistenza unita. La lotta si affievolisce in piccole battaglie locali mentre le varie tribù completano la conquista totale. Questo compito non viene fatto con la pienezza che Dio aveva richiesto e che era veramente essenziale per il bene della loro vita nazionale. Il loro pericolo si trova in unioni di amicizia e in matrimoni misti. L’unica salvezza per loro e per la religione pura era il loro completo isolamento. Non aver buttato fuori i Cananei è la spiegazione della loro condizione nel periodo successivo.
VI. LA DIVISIONE DEL PAESE E LA MORTE DI GIOSUÈ.
1. La divisione del paese.
Rendendo impossibile un fronte compatto contro di loro, Giosuè procede alla divisione del territorio fra le dodici tribù. Nell’assegnazione del territorio i Leviti non vengono contati come una tribù, ma ricevono quarantotto città, distribuite per tutto il Canaan. Fra queste ci sono le sei città di rifugio cioè Golan, Ramoth-Galaad e Betser ad est e Kedesh, Sichem e Hebron ad ovest del Giordano. Giacobbe aveva adottato come suoi due figli di Giuseppe, Efraim e Manasse, portando a dodici le tribù senza Levi. Queste sono Ruben, Simeone, Giuda, Issacar, Zabulon, Gad, Ascer, Dan, Neftali, Efraim, Manasse e Beniamino.
2. Addio e morte di Giosuè.
Giosuè è sopravvissuto a quasi tutta la sua generazione, a quelli che avevano assistito alle meraviglie in Egitto e nel Mar Rosso. Esclusi Caleb e Giosuè, tutti costoro erano caduti nel deserto, mentre Giosuè vive fino all’età di centodieci anni. Fedele fino all’ultimo, a Dio e al patto, di nuovo raduna le tribù in una solenne assemblea nella storica Sichem. In questo luogo ricorda la loro storia e li avverte dei pericoli dell’apostasia.
“Scegliete oggi chi volete servire… quanto a me e alla mia casa, serviremo l’Eterno” (Giosuè 24:15)
Queste sono le parole nobili con le quali Giosuè cerca nuovamente di impegnare il popolo e la sua stessa casa nel servizio a Dio. Quindi, dopo aver eretto un memoriale di pietra in memoria di questo rinnovamento del patto nazionale, egli congeda l’assemblea e, poco dopo, viene riunito ai suoi padri.
I 12 figli di Gacobbe:
- I figli di Leah:
- Ruben
- Simeone
- Levi
- Giuda
- Isscar
- Zabulon
- I figli di Zilpah (serva di Lea)
- Gad
- Ascer
- I figli di Bilhah (serva di Rachele)
- Dan
- Neftali
- I figli di Rachele
- Giuseppe
- Beniamino
Le 12 tribù di Israele
- Ruben
- Simeone (La tribù di Levi non riceve ripartizioni della terra dopo la conquista di Canaan, perché sono gli assistenti dei sacerdoti)
- Giuda
- Isscar
- Zabulon
- Gad
- Ascer
- Dan
- Neftali
- Efraim*
- Manasse* (*entrambe sono tribù perché sono due figli di Giuseppe [il quale, quindi, non appartiene n.d.t.], adottati da Gacobbe.)
- Beniamino