Schema

Introduzione
I. La terra desolata e in lutto (1,1-19)
                A. I vecchi
                B. I festaioli
                C. Sacerdoti
                D. Mariti
                E. Tutto il popolo

Discussione
                II. L’avanzare del giudizio (2:1-10)
                III. Il pentimento all’ultimo momento (2:12-17)
                               A. Il Signore
                               B. Il popolo
                               C. I sacerdoti
                VI. Soccorso e restaurazione (2:18-27)
                               A. Il Signore
                V. Dopo (2:28-31; 3:1-8)
                               A. Il Signore

Conclusione
                VI. Avanzamento verso la valle della decisione (3:9-13)
                VII. La montagna santa e la pace eterna (3:14-19)

01 – Introduzione

Il libro di Gioele inizia con la breve introduzione: 

“La parola del Signore rivolta a Gioele, figlio di Pethuel” (Gioele 1:1).

Oltre a dichiarare il nome del padre sconosciuto, il profeta non racconta nulla di sé. Non parla della sua ascendenza, della sua tribù, della sua famiglia. Lascia indovinare persino l’epoca in cui è vissuto. Egli sarebbe stato conosciuto solo come strumento di Dio. La parola del Signore è venuta a lui, ed egli ha voluto essere semplicemente la voce che l’ha pronunciata.

Tutto il suo libro testimonia che egli era un profeta a Gerusalemme. Viveva al centro del culto pubblico di Dio. Era il luogo in cui si sarebbe tenuta l’assemblea solenne che egli invita a proclamare. La casa del Signore era davanti ai suoi occhi.

Pur essendo un profeta di Gerusalemme, non era un sacerdote. Cita il sacerdozio come una classe alla quale non apparteneva. Dice: “Cingetevi e lamentatevi, voi sacerdoti. Piangete, voi che servite davanti all’altare” (1:13-14). Li invita a proclamare il digiuno, che egli ha imposto in nome di Dio. “Consacrate un digiuno, convocate un’assemblea sacra”, dice ai “ministri davanti all’altare”. Come profeta, incaricato di una rivelazione di Dio, la sua autorità era superiore a quella dei sacerdoti, ma non la esercitava in modo da interferire con l’opera di Dio assegnata a loro.

Nella storia delle profezie, il libro di Gioele deve essere o molto precoce o molto tardo e, con poche eccezioni, i principali critici lo collocano o prima dell’800 a.C. o dopo il 500.  Questo scarto di anni è dovuto a ragioni sostanziali. A differenza della maggior parte degli altri profeti, Gioele non menziona né l’Assiria, che si affaccia all’orizzonte profetico verso il 760, né l’Impero babilonese, che era già caduto nel 537. Si presume che abbia scritto prima del 760 o dopo il 537. Non essendoci indicazioni interne sulla datazione di Gioele, non possiamo fare di meglio che accettare la tradizione che colloca il suo libro accanto a quello di Osea e considerare Gioele come il profeta di Giuda, durante la prima parte dell’ufficio di Osea verso Israele, e piuttosto prima di Isaia.

La profezia di Gioele è un tutt’uno. Si estende dai suoi giorni fino alla fine dei tempi. La chiave di lettura è data da un detto, che egli trasforma in proverbio, secondo cui il giudizio seguirà il giudizio. Descrive ogni desolazione successiva come se fosse presente, e poi invita il popolo a pentirsi dei propri peccati.

Sembra probabile che quanto descritto da Gioele gli sia stato presentato sotto forma di visione. Vide davanti a sé la terra devastata e desolata; pascoli e alberi bruciati dal fuoco, i canali dei fiumi prosciugati e i granai distrutti. Vide le locuste avanzare, spargere la terra, desolare tutto mentre avanzavano, marciando nell’ordine in cui queste creature incalzano, indomite, ininterrotte, senza ostacoli. Li vide assalire la città di Gerusalemme, salire sulle mura, impossessarsi di essa ed entrare nelle sue case. Eppure sapeva, grazie all’ispirazione che gli si presentava davanti agli occhi, che non si trattava di semplici locuste, ma di un avvertimento al popolo di Dio di nemici ben più temibili.

La caratteristica principale dello stile di Gioele è la sua semplice vivacità. Tutto è posto davanti ai nostri occhi come se lo vedessimo noi stessi. Aggiunge dettagli su dettagli; ognuno, chiaro, breve, distinto, è un’immagine a sé stante, ma contribuisce all’effetto dell’insieme. Così possiamo, senza alcuno sforzo, portare l’insieme di ogni immagine davanti ai nostri occhi. A volte Gioele usa parole brevissime. Poi, di nuovo, il discorso scorre con una cadenza morbida e delicata. Questa fusione di energia e morbidezza è forse uno dei segreti per cui la sua dizione è stata sempre così vincente e toccante. Profondo e pieno, egli riversa la marea delle sue parole, un flusso puro e forte in mezzo alle infinite oscillazioni del mondo.

L’intero quadro di Gioele è un’unica immagine. Raffigura i castighi di Dio attraverso la natura inanimata, raffigurando i castighi peggiori attraverso l’uomo. Pieno di dolore egli stesso, chiama tutti con sé al pentimento, sacerdote e popolo, vecchi e giovani, sposa e sposo.

A questo profeta sconosciuto, che attraverso i suoi scritti non possiamo non amare, Dio ha riservato il privilegio di dichiarare per primo la diffusione dello Spirito Santo su tutta la carne, la lotta finale tra il bene e il male e il giorno del giudizio. Per tutta l’epoca dell’Antico Testamento era stato predetto che tutte le nazioni avrebbero servito Dio, ma a Gioele fu preannunciato per primo che i Gentili, insieme agli Ebrei, sarebbero stati riempiti dello Spirito di Dio (Gioele 2:28-29). Passarono otto secoli e morì colui di cui fu detto: 

“Confidavamo che fosse Lui a redimere Israele” (Luca 24:21),

e la profezia si adempì. Se la sua profezia fosse fallita, i profeti ebrei sarebbero stati giustamente chiamati fanatici, ma non poteva fallire, perché Dio l’aveva detto. Con questa visione introduttiva del libro di Gioele, vediamo ora alcune delle sue lezioni pratiche.

02 – Ammonizione agli ubriachi

“Svegliatevi, ubriaconi, e piangete; e gemete, tutti voi bevitori di vino” (Gioele 1:5).

Oltre a questo caso, il profeta non nomina né peccati né peccatori tra il suo popolo. La sua profezia è una dichiarazione del dispiacere di Dio contro tutti i peccati, una promessa di perdono a seguito di un pentimento genuino, e così, i peccati specifici, per la maggior parte, sono stati omessi, ad eccezione del peccato di ubriachezza. Questo peccato non sfugge alla Sua attenzione, né sfugge alla Sua pesante mano di condanna. Tutti i peccati stupiscono, ma l’ubriachezza intossica la mente, culla la coscienza, indurisce il cuore e trasforma l’uomo in un animale egoista e presuntuoso. Svegliatevi dunque, grida il profeta, dal torpore della vostra ubriachezza. Dio si sforza di risvegliare ogni uomo dal peccato perché conosce la distruzione che ne consegue.

Quando pecchiamo, ci chiede di: 

“Lamentarsi come una vergine cinta di sacco per il marito della sua giovinezza” (Gioele 1:8).Ci dice: “Le lacrime scorrano come un fiume giorno e notte; non datevi pace” (Lamentazioni 2:18). E promette: “Beati quelli che piangono perché saranno consolati” (Matteo 5:4).

La penitenza dell’uomo riporta l’anima a uno stato di innocenza davanti a Dio. Il pentimento, prodotto da un dolore divino, non sarà mai rimpianto per il peso che solleva dal nostro cuore (2 Corinzi 7:10).

03 – La terra sotto maledizione

A causa del peccato, Gioele dice: 

“Il campo è sprecato, la terra è in lutto; il grano è rovinato, il vino nuovo è inaridito, l’olio viene meno” (Gioele 1:10).

Come quando Dio distribuisce le sue benedizioni di natura, tutto il mondo sembra sorridere e rallegrarsi, così quando le nega, sembra piangere e, con il suo lutto, rimproverare la peccaminosità dell’uomo.

In Israele nulla era esente. Il grano e l’orzo, per quanto diffusi, perirono completamente. Il ricco succo della vite, la dolcezza del fico, la succulenza del melograno sempreverde, la maestosità della palma, la fragranza del melo, tutto si seccò e appassì. Persino la gioia stessa, e ogni fonte di gioia, fu inaridita dai figli degli uomini. Che situazione, e che peccato che gli uomini si immergano in un tale stato di miseria!

Quanto è vero che 

“la rettitudine esalta una nazione e che il peccato è un rimprovero per ogni popolo” (Proverbi 14:34).

Quanto dovremmo essere attenti nella nostra condotta se vogliamo preservare le nostre anime e la nostra terra. La nostra libertà non rimarrà a lungo con noi se violiamo palesemente la parola e la volontà di Dio. La perderemo per noi stessi e per i nostri preziosi figli se diventiamo una nazione di dissoluti. Oh, quanto spesso dovremmo essere in ginocchio a pregare per essere degni dell’inestimabile eredità di cui godiamo ora.

Ma invece di pregare, la nostra società è più interessata al piacere. La delinquenza giovanile sta dilagando, l’ubriachezza sta salendo alla ribalta, i divorzi stanno distruggendo le nostre case, l’illegalità sta corrodendo le nostre fondamenta di giustizia e moralità e la bontà sta violando le nostre mura di sicurezza. Quale sarà la fine, ogni uomo dovrebbe saperlo. Ma possiamo evitare il disastro che ci attende pentendoci e riformando la nostra vita.

04 – Invito al pentimento

“Consacrate un digiuno, convocate un’assemblea sacra; radunate gli anziani e tutti gli abitanti del paese nella casa del Signore vostro Dio e gridate al Signore” (Gioele 1:14).

Gioele non chiede solo un’assemblea, ma un’assemblea solenne e santificata, dedicata alla confessione e al pentimento. Molte delle assemblee convocate in Israele erano dedicate a feste gioiose, ma non questa. Era dedicata al dolore e alla supplica. Tutti furono chiamati e riuniti nel tempio, affinché le preghiere di molti salissero a Dio. Se Dio ascolta uno dei suoi figli, sicuramente ascolterà migliaia di persone che giacciono prostrate alla sua presenza. Forse è per questo che Paolo chiese a tutti i fratelli di pregare per lui (Colossesi 4:2-4).

Tutto Israele – sacerdoti, anziani e popolo del paese – doveva formare un gruppo e gridare a Dio con un solo cuore e una sola voce, e questo nella casa di Dio. Salomone, infatti, aveva pregato che Dio ascoltasse in cielo, sua dimora, qualsiasi preghiera e supplica venisse fatta da un uomo o da tutto il suo popolo d’Israele.

Dio aveva promesso a sua volta: 

“Ho consacrato questa casa che hai costruito per mettervi il mio nome per sempre, e i miei occhi e il mio cuore saranno lì in perpetuo” (1 Re 9:3).

Che bella cosa per la nostra società se convocassimo un’assemblea solenne e gridassimo a Dio notte e giorno per ottenere saggezza. Una tale assemblea potrebbe salvare il nostro Paese e la nostra libertà. Ma il nostro pentimento dovrebbe essere genuino e sentito, perché Dio disse a Israele: 

“‘Ora dunque’, dice il Signore, ‘rivolgetevi a me con tutto il cuore, con digiuno, con pianto e con lutto. Lacera il tuo cuore e non le tue vesti’. Ritornate al Signore, vostro Dio, perché Egli è benevolo e misericordioso, lento all’ira e di grande bontà, e rinuncia a fare del male. Chi sa se si volgerà, se si pentirà e se lascerà dietro di sé una benedizione, un’offerta di grano e un’offerta di bevanda per il Signore tuo Dio?” (Gioele 2:12-14).

Attraverso il pentimento tutto ciò che è stato perso a causa del peccato viene ripristinato. Dio, attraverso Cristo, ristabilisce il peccatore, cancella il peccato e ne elimina le conseguenze eterne. Rimette il peccatore al posto in cui si trovava prima della caduta. Dio perdona la sua malvagità come se non ci fosse mai stata. Dopo che il peccatore è stato perdonato, non gli sarà tolta nessuna delle sue precedenti grazie, né la gloria futura. Il tempo che il peccatore ha perso, in cui avrebbe potuto accrescere la grazia e la gloria, è perduto per sempre. Ma tutto ciò che aveva guadagnato prima di cadere nel peccato gli sarà restituito.

Il penitente ricomincia il servizio di Dio, ma non è all’inizio di quel servizio, né della sua preparazione al cielo. Riprende da dove aveva lasciato quando era entrato nel peccato. Questo è ciò che il Signore aveva in mente quando ammonì la chiesa di Efeso: 

“Ricordati dunque da dove sei caduto; ravvediti e fa’ le prime opere, altrimenti verrò subito da te e toglierò il tuo lucerniere dal suo posto, se non ti ravvedi” (Apocalisse 2:5).

Il Signore ha promesso a Israele: 

“Così ti restituirò gli anni che la locusta brulicante ha mangiato, la locusta strisciante, la locusta divoratrice e la locusta masticatrice – il mio grande esercito che ho mandato in mezzo a te” (Gioele 2:25).

Ma questa restaurazione dipendeva dal pentimento, che doveva essere più di una semplice lacerazione delle vesti. Era necessario che si lacerassero i cuori perché Dio li perdonasse. Oggi Egli esige qualcosa di meno dal Suo popolo?

05 – Giudizio imminente

E Gioele avvertì: “Ahimè per quel giorno! Perché il giorno del Signore è vicino; verrà come distruzione dall’Onnipotente” (Gioele 1:15). Tutti i tempi e tutti i giorni sono di Dio, eppure si dice che sono i nostri giorni perché Dio ci lascia alla nostra libertà, per fare ciò che vogliamo. Possiamo riempirli di male o di rettitudine. Ma che benedizione ci perdiamo se facciamo la scelta sbagliata. È con questo pensiero in mente che Cristo ha detto:

“Se aveste conosciuto, anche voi, soprattutto in questo vostro giorno, le cose che fanno la vostra pace!”. (Luca 19:42)

D’altra parte, si dice che il tempo è il giorno di Dio quando Egli fa qualche cosa di nuovo, raro o speciale, come il giorno del giudizio. Ogni giudizio nel tempo non fa altro che anticipare il grande giudizio dell’eternità. Il Giorno del Signore, dunque, è il giorno in cui

“Egli giudicherà il mondo con giustizia per mezzo dell’Uomo che ha ordinato”. Ne ha dato la certezza a tutti risuscitandolo dai morti” (At 17,31).

Quel giorno arriverà all’improvviso, senza preavviso, ed è bene che ogni uomo sia pronto ad affrontarlo. L’unica preparazione è il pentimento verso il peccato e la fedeltà verso Dio. Dovremmo inginocchiarci quando ricordiamo che le bestie brutali devono talvolta soffrire quando Dio impone la sua mano di giudizio su di noi per i nostri peccati. Gioele esclama:

“Come gemono gli animali! Le mandrie di bestiame sono inquiete perché non hanno pascoli; anche le greggi di pecore soffrono per il castigo. . . . Anche le bestie dei campi gridano a te, perché i ruscelli d’acqua sono prosciugati e il fuoco ha divorato i pascoli aperti” (Gioele 1:18, 20).

C’è qualcosa di molto pietoso nel grido delle creature selvagge perché, pur essendo innocenti, devono sopportare il castigo della colpa dell’uomo. Il loro gemito sembra a Gioele al di là di ogni espressione. Come gemono pietosamente! Le mandrie di bestiame sono sconvolte dall’inaridimento dei pascoli e le greggi di pecore soffrono per la mancanza di cibo e di acqua. Questi animali soffrono a causa della colpa dell’uomo, eppure l’uomo era così insensibile alla sua colpa che rifiutava di pentirsi. Le bestie gridavano a Dio, ma nemmeno le loro grida risvegliavano il suo popolo dai suoi peccati. E così il profeta di Dio grida per loro.

06 – Conclusione: La valle della decisione

Il Signore avverte tutti gli uomini di pentirsi perché si sta avvicinando rapidamente l’ora decisiva del giudizio. Egli parla di

“moltitudini di persone nella valle della decisione, perché il giorno del Signore è vicino nella valle della decisione” (Gioele 3:14).

Stiamo tutti viaggiando verso quel giorno

“Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli santi con lui, si siederà sul trono della sua gloria. Tutte le nazioni saranno radunate davanti a lui ed egli le separerà l’una dall’altra, come il pastore divide le pecore dai capri” (Matteo 25:31-32).

Decidiamo ora di seguire il nostro Signore, in modo che quando lo incontreremo nella valle della decisione, Egli possa dirci: “Sei stato fedele su poche cose, ti farò sovrano su molte cose”. . . . Entra nella gioia del tuo Signore” (Matteo 25:21).

Per prendere la decisione giusta, potrebbe essere utile leggere la poesia intitolata “E ALLORA?”.

Quando tutti i grandi impianti delle nostre città avranno terminato le loro ultime opere;
Quando i nostri commercianti avranno venduto l’ultimo metro di seta e avranno licenziato l’impiegato stanco e affaticato;
Quando le banche avranno incassato l’ultimo dollaro e dichiarato l’ultimo dividendo;
Quando il Giudice del mondo dirà: “Chiudete per la notte” e chiederà un bilancio – E ALLORA?
Quando il popolo avrà cantato il suo ultimo inno e il predicatore avrà detto la sua ultima preghiera;
Quando il popolo avrà ascoltato l’ultimo sermone e il suono si sarà spento nell’aria;
Quando la Bibbia rimarrà chiusa sul pulpito e i banchi saranno tutti svuotati di uomini;
Quando saremo tutti di fronte al registro e il grande libro sarà aperto – E ALLORA?
Quando l’attore avrà recitato il suo ultimo dramma e il mimo avrà fatto il suo ultimo divertimento;
Quando il film avrà proiettato la sua ultima immagine e il cartellone pubblicitario avrà mostrato la sua ultima corsa;
Quando le folle in cerca di piacere si saranno dileguate e saranno tornate nell’oscurità;
Quando la tromba di tutte le epoche sarà suonata e saremo tutti davanti a Dio – E ALLORA?
Quando l’ultimo squillo della tromba affonda nel silenzio e le lunghe colonne in marcia si fermano;
Quando il capitano avrà dato gli ultimi ordini e avranno catturato l’ultimo forte e l’ultima collina;
Quando la bandiera sarà stata tolta dalla testa d’albero e i soldati feriti saranno stati tutti ricoverati;
Quando a un mondo che ha rifiutato il suo Salvatore viene chiesto un motivo: E ALLORA?

Domande

  1. Qual è la probabile ragione del silenzio di Gioele su se stesso e sulla sua famiglia?
  2. Dove viveva Gioele?
  3. Gioele era un sacerdote?
  4. Quando fu scritto il libro di Gioele?
  5. Qual era la caratteristica principale della scrittura di Gioele?
  6. Quale peccato è particolarmente specificato in questo libro?
  7. Che cosa fanno tutti i peccati?
  8. Quanto era estesa la maledizione su Israele?
  9. Qual è il grande pericolo dell’America?
  10. Che cosa esortava Gioele a fare Israele?
  11. Chi dovrebbe partecipare all’assemblea solenne? Perché?
  12. Quali sono le benedizioni del pentimento?
  13. Che cosa disse Gioele a proposito del giorno del Signore? Che cos’è questo giorno?
  14. Dove si radunò la moltitudine?
  15. Anche noi dobbiamo arrivare alla valle della decisione?
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