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di Massimiliano Puntin
- Informazioni Generali
La tradizione ebraica attribuisce la scrittura di questo quadro a Mosè. Tuttavia l’ipotesi maggiormente condivisa dagli studiosi è il libro sia stato redatto tra il settimo ed il quarto secolo a.c.
L’autore (sconosciuto) è molto probabilmente un israelita, anche se la storia viene ambientata fuori da Israele, nell’Edom meridionale o nell’Arabia settentrionale.
E’ composto da 42 capitoli, il cui tema centrale è in qualche maniera simile a quello del libro “Ecclesiaste”, ovvero giudizio e giusta retribuzione verso l’uomo.
Nota personale, il corpo centrale del libro è un lunghissimo dialogo in cui i due (in realtà più di due, ma la somma dei personaggi rappresentano due posizioni opposte su un preciso tema) protagonisti fanno lunghe congetture rimanendo trincerati nella propria idea, senza davvero ascoltare l’altro.
- IL LIBRO
Finiti i tre libri storici affrontati fin’ora (Esdra, Neemia ed Ester), introduciamo un nuovo tipo di testo, completamente differente.
Giobbe è un libro filosofico, molto complesso ed articolato, impossibile da affrontare senza dedicargli il giusto rispetto ed i giusti tempi.
Per cui, la prima domanda che mi è sorta è stata: come posso affrontare questo libro, nel poco tempo a mia disposizione?
Devo dire che ho ragionato a lungo so questa domanda, scrivendo e riscrivendo più volte il testo di questo studio.
Le domande che sorgono leggendo questo libro sono molteplici:
- Qual è il rapporto fra Dio e Satana?
- Dio può comportarsi in maniera ingiusta?
- Cos’è la giustizia? Esiste? Come viene applicata?
- Qual è il giusto modo di approcciarsi ai momenti felici ed ai momenti difficili, alle sofferenze?
- Qual è il giusto rapporto fra Uomo e Dio?
Queste sono solo una minuscola parte delle domande che sorgono ad una prima e superficiale lettura del testo, ed ognuna di queste domande, meriterebbe studi molto approfonditi, affrontati con il dovuto rispetto e tempo.
Per cui tornando alla domanda principale, come affrontarlo?
Anche se vi sembrerà strano, lo scopo di questo studio non è quello di affrontare tutte le tematiche presenti nei vari libri dell’antico testamento. Non è stato scritto per dare delle risposte a tutte le domande che sorgono leggendo il testo.
Questo studio è stato fatto ed organizzato con lo scopo di incuriosire alla lettura. Di creare le domande, di scoprire (dove ancora non lo sapessimo) quali sono i temi contenuti nelle scritture, ma NON il loro significato.
Quello sarà affrontato con dovere in un secondo momento.
Quindi così farò: così racconterò questo libro tanto complicato quanto affascinante: semplicemente raccontandolo così come si presenta a tutti noi che lo leggiamo per la prima o per la centesima volta.
Il libro è diviso in tre parti: La prima parte è una fotografia, un immagine veloce e repentina del “mondo” in cui vive Dio.
I figli di Dio (Chi sono i Figli di Dio indicati da Giobbe? Sono uomini? Allora ci sono uomini con lui? Non sono uomini? Ma allora l’uomo non è l’unico figlio ed erede di Dio?) si presentano al Cospetto di Dio. Anche Satana si presenta al Cospetto di Dio, e Dio chiede a Satana: “Da dove vieni?”
Satana risponde: “Dal percorrere la terra e dal passeggiare per essa”.
Satana ha (aveva) il potere di percorrere la terra. Dio non lo rimprovera per questo, per quello che potrebbe aver fatto nella terra, ma gli pone una domanda: “Hai notato il mio servo Giobbe? Su tutta la terra non ce n’è altro più giusto e retto di lui”. Si vanta del suo servo fedele.
A questo punto Satana fa una proposta a Dio. Gli dice: “Ti è fedele perché ha tutto, è ricco e circondato dall’amore, ma prova a togliergli tutto, e vedrai se sarà ancora così giusto e retto”.
Dio risponde: “Mettilo alla prova, fai quello che vuoi, solo non fare del male a lui”.
Qual è la prima cosa che capiamo da questo brano? Qual è il rapporto fra Satana e Dio? Satana viene rappresentato come uno fra i tanti partecipanti all’assemblea di Dio. Satana si muove ed agisce grazie al permesso di Dio, e solamente all’interno del permesso di Dio. Ma capiamo anche che c’è animosità fra i due. In questo libro vengono rappresentati come due collaboratori che a stento si sopportano, e che si punzecchiano a vicenda.
Inoltre, una domanda importante: Dio viene quindi tentato da Satana? Dio può essere tentato da Satana? Assolutamente No. Sembra una sfumatura, ma è fondamentale da capire: Satana fa una proposta a Dio, non lo inganna, non lo tenta. Fa una proposta a Dio, e Dio decide di assecondarlo. Il rapporto è sempre questo: Dio è il sovrano. Dio decide, e chiunque (Satana stesso) possono muoversi solamente all’interno dello spazio che Dio dà ad ognuno.
Eppure noi sappiamo che “in passato” (definire cosa può significare “in passato” per un Dio ed altre creature che vivono al di fuori del tempo, per cui ogni cosa non è consecutiva, ma istantanea e costante). Satana, assieme a molti altri angeli, si è ribellato a Dio. Ovvero hanno oltrepassato i confini dati da Dio, dimostrando di possedere anch’essi il libero arbitrio, come l’uomo. Le scritture ci dicono che Satana e le sue schiere di angeli vengono sconfitti.
Ma a questo punto Satana viene presentato come un’entità libera di muoversi per la terra, che possiede il diritto di presentarsi al cospetto di Dio, e di consigliarlo come qualsiasi altro suo consigliere.
E quindi? Qual è il rapporto fra Dio e Satana, anche alla luce del progetto di Dio che porterà allo scontro finale con il male, vinto da Cristo al momento del suo sacrificio.
E chi era Giobbe? Giobbe era un uomo ricchissimo, non ebreo, ma giusto e retto. E temeva Dio e lo rispettava più di chiunque altro.
Qui abbiamo un concetto importantissimo, che è uno dei temi principali anche dei tre libri analizzati fin’ora (ovvero Esdra, Neemia ed Ester). Agli occhi di Dio siamo tutti uguali ed importanti.
Insensato chi crede che solo “il popolo eletto” oppure oggi “i cristiani” siano nelle grazie di Dio, che solo loro abbiano il diritto di ritenersi “giusti” e “amati da Dio”. Giobbe non era ebreo. Giobbe era ricco. Eppure Giobbe credeva e temeva Dio, e Dio lo considerava l’uomo migliore sulla terra. Non qualcuno del suo popolo, non un ebreo, non un levita, non uno scriba, o un dottore della legge. Ma uno straniero.
Nei libri di Esdra, Neemia ed Ester, i vari RE persiani (Ciro, Assuero, Artaserse) vengono dipinti come uomini buoni e giusti, che fanno giustizia a Dio ed al suo popolo (al contrario dei leviti e sacerdoti, che fuggono e scappano alla prima difficoltà). I Re persiani sono Strumento di Dio.
Ma non solo, non basta. Nel libro dei numeri, Baalam era un indovino, un idolatra, un uomo NON retto, eppure Dio si serviva di lui, e parlava con lui. E nello stesso racconto, Dio si servirà di un’asina che si dimostrerà più saggia di Baalam.
Siamo tutti strumenti di Dio. Non c’è qualcuno più o meno importante. Tutti agli occhi di Dio sono uguali ed ugualmente utili. Certo la scielta è sempre nostra, il libero arbitrio è fuori discussione. Quando Mosè, spaventato, per più volte rifiuta l’offerta di Dio, cosa gli risponde Dio? Gli dice ”Mosè… tu mi sei utile, io ti ho scelto, ma se non lo vuoi fare tu, troverò ben qualcun altro che lo faccia!”
Questo concetto è fondamentale da capire, e porta ad una cosa: L’umiltà. Noi siamo figli di Dio, siamo suoi eredi, ma questo ci rende forse migliori di chi con le sue azioni si dimostra migliore di noi?
GIACOMO 2:17- 17 Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa. 18 Al contrario uno potrebbe dire: Tu hai la fede ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede. 19 Tu credi che c’è un Dio solo? Fai bene; anche i demòni lo credono e tremano! 20 Ma vuoi sapere, o insensato, come la fede senza le opere è senza valore?
Satana allora gli porta via tutto: Prima i suoi averi (piantagioni, bestiame, terra), e poi i suoi affetti (tutti i figli e le figlie). Ma nonostante questo, Giobbe, il saggio, continuò ad adorare DIO dicendo
GIOBBE 1:21: “Nudo sono uscito dal grembo di mia madre e nudo tornerà nel grembo della terra. Il signore ha dato, il signore ha tolto: Sia benedetto il Signore”
In questa prima parte del libro, i protagonisti non sono l’uomo: bensì Dio e Satana. Il punto di vista non è quello di Giobbe. Giobbe viene visto dall’alto, da lontano. I punti di vista sono quelli di Dio e di Satana. Giobbe, l’uomo, subisce la decisione di chi è più potente di lui, senza poter farci nulla, e più avanti nel testo, Questa sarà l’esatta accusa che Giobbe farà a Dio, ed ai suoi amici che lo accuseranno di esser o esser stato ingiusto.
Parliamoci chiaro: Questo è un gioco fatto sulla pelle di Giobbe. Satana lo stà mettendo alla prova per dimostrare a Dio la sua potenza, e Dio permette tutto questo per dimostrare a Satana che si sbaglia.
Dio1, Satana0. Palla al centro campo. Satana ribatte tentando di fare finalmente gol: “Certo che continua ad adorarti, ma prova a colpire la sua salute, e vedrai se non ti rinnegherà”. E Dio risponde: “Provaci pure, ma non prendere la sua vita”.
A questo punto a Giobbe compare una ulcera che lo ricopre dalla testa ai piedi, e soffre grande dolore per questo. La sua situazione ora è disperata e patetica.
Giobbe, che era ricco, potente, possedeva tantissimo, sano, forte, felice, si trova nudo, vestito di stracci, seduto sulle ceneri di quella che era la sua casa, e con un coccio, cerca di pulire la ferita che non si rimargina (l’ulcera). Un’immagine di grande disperazione. Non solo: sua moglie, quel poco della sua famiglia rimasta, lo insulta. Gli dice, “Ancora stai saldo nella tua integrità? Ma lascia stare Dio e muori!”
E cosa risponde Giobbe, in questa situazione, a tutto questo disprezzo?
GIOBBE 2:10 “Giobbe le rispose: «Tu parli da donna insensata! Abbiamo accettato il bene dalla mano di Dio, e rifiuteremmo di accettare il male?»
Qui termina la prima parte del racconto. Ora il punto di vista cambia completamente. Dio e Satana spariscono, e la telecamera inquadra direttamente Giobbe, non più dall’alto, ma al suo fianco.
In questa seconda parte, ci sarà una lunga discussione fra Giobbe e tre persone: Elifaz, Bildad e Zofar su cosa sia la giustizia, su quale sia il rapporto fra Dio e l’uomo, sulla ribellione, sul coraggio di mantenere la propria posizione, quando si è convinti delle proprie idee. Sulla disperazione, sul coraggio, sulla speranza in una giusta retribuzione, e molto altro ancora.
E chi sono Elifaz, Bildad e Zofar?
Sono tre fra i più intimi amici di Giobbe.
Quando questi seppero della caduta in disgrazia del loro amico, partirono per un viaggio per andare a trovarlo, e trovatolo nelle condizioni in cui era (già descritte poco fa), si sedettero al suo fianco e rimasero in silenzio per sette giorni.
Perché in silenzio? Ce lo dice la scrittura: GIOBBE 2:13
Allora Giobbe crolla definitivamente. Non ce la fa più. La perdita di ogni cosa, dei figli, della salute, della dignità diventano troppo, ed è qui che inizia il lungo discorso: con un lamento:
Giobbe, maledice il giorno della sua nascita. Il dolore è troppo, vorrebbe non esser mai nato, oppure vorrebbe essere nato e morto subito, per non aver dovuto soffrire quel che ora stà soffrendo.
Gli amici, a turno, cercheranno prima di rincuorarlo. Elifaz gli ricorda: “tu hai fatto molto per gli altri, tanto hai aiutato e hai dato. Perchè ora che sei tu nelle difficoltà ti lascia andare al deliquio in questa maniera. La tu vita irreprensibile non dovrebbe darti il sollievo necessario anche in questa condizione?
GIOBBE 5:17-18 “17 Beato l’uomo che Dio corregge! Tu non disprezzare la lezione dell’Onnipotente; 18 perché egli fa la piaga, ma poi la fascia; egli ferisce, ma le sue mani guariscono.
Cerca di rincuorarlo ricordandogli che dopo tutte le tribolazioni tornerà la gioia e la speranza, perché Dio è giusto, e non può certo pagare il bene con il male.
Ecco. A questo punto si insinua nei tre amici il sospetto: Dio è giusto, e la sua giustizia non è in discussione. Dio ripaga con il bene chi fa il bene, e con il male chi invece fa il male. E quindi? Per quale motivo tutto questo stà accadendo al giusto Giobbe?
Forse che egli non è così giusto come tutti credevano?
Nel frattempo l’amarezza di Giobbe è troppo grande, e continua a difendersi ed allo stesso tempo a bramare la morte.
Ci troviamo davanti ad un empasse: Due opinioni a contrasto, diametralmente opposte, entrambe trincerate dietro la convinzione di se stessa.
Da un lato, Giobbe, che ripensando alla propria vita, la trova irreprensibile, trova assolutamente ingiusto ciò che gli è accaduto. Dall’altra parte i tre amici, che lo accusano di non essere irreprensibile, altrimenti non si spiegherebbe l’opera di Dio.
E qui ci troviamo davanti alla prima domanda difficile di questo brano:
In questa storia, chi si trova dalla parte del torto? E chi si trova dalla parte della ragione?
Giobbe stà pagando delle colpe che non merita.
I tre amici difendono l’integrità di Dio e del suo operato, ma lo fanno insultando Giobbe, e mettendo in discussione la sua vita e la sua integrità, quindi difendono Dio utilizzando delle menzogne.
Chi ha ragione e chi ha torto? E Dio? Il libro ci dice qual è la ragione per cui queste cose accadono a Giobbe: Non per merito, ma per dimostrare a Satana che si sbaglia. Sembrerebbe un motivo ingiusto.
Ma Dio può essere ingiusto?
Questo è il tema principale del libro. Cos’è la giustizia?
Il dibattito fra Giobbe ed i tre continua, e continuando, si esacerba gradualmente. Giobbe arriva al punto di sfidare Dio a dimostrare la sua colpa, se esiste, e lo accusa di ingiustizia.
I tre amici lo riprendono, lo insultano, lo accusano, finchè devono arrendersi davanti alle contestazioni di Giobbe, che difende a denti stretti la sua innocenza, implora la morte come fine della sofferenza, e incolpa Dio
GIOBBE 19:4-8 “4 Ammesso pure che io abbia sbagliato, il mio errore concerne me solo.5 Ma se proprio volete insuperbire contro di me e rimproverarmi la vergogna in cui mi trovo, 6 allora sappiatelo: chi m’ha fatto torto e m’ha avvolto nella sua rete è Dio. 7 Ecco, io grido: “Violenza!” e nessuno risponde;
imploro aiuto, ma non c’è giustizia! 8 Dio mi ha sbarrato la via e non posso passare, ha coperto di tenebre il mio cammino.”
Al capitolo 23, Giobbe dice che vorrebbe presentarsi davanti a Dio, per chiedergli conto della sua situazione, ma Dio non c’è sulla terra, e non si può fare nulla contro la sua volontà.
Giobbe è un uomo disperato, spaventato, anzi.. ora terrorizzato. Distrutto. Ma continua ad aggrapparsi alla sua innocenza davanti tutti e tutto, e sfida chiunque, uomini o Dio a dimostrarne il contrario, a dimostrare la sua colpa.
A questo punto entra in gioco un quarto personaggio. Ne manca ancora uno, ma ci arriveremo fra poco.
Eliu, figlio di Baracheel, si adira contro Giobbe ed i tre uomini.
Rimprovera Giobbe perché crede che la sua giustizia sia maggiore della giustizia di Dio, e accusa Elifaz, Bildad e Zofar di non esser stati in grado di difendere Dio in maniera adeguata dalle accuse di Giobbe.
Chi è Eliu? E’ un giovane, un ragazzo che fino ad ora aveva ascoltato tutto, ma che era rimasto a tacere aspettando che la maggiore età dei tre uomini potesse significare anche maggiore saggezza. Ma questo non era accaduto, e allora lui, un giovane che con rispetto era rimasto ad ascoltare ed aspettare, zittisce tutti e con ardore si mette a parlare con maggiore saggezza di tutti.
Leggiamo direttamente le sue parole:
GIOBBE 34:5-8
GIOBBE 34:10-19
GIOBBE 34:33
GIOBBE 35:1-8
GIOBBE 37:14-16
Eliu parla con grande saggezza, ed è a questo punto che interviene l’ultimo personaggio, che non è nuovo, ma è il primo che abbiamo incontrato. Inizia ora il terzo capitolo, il capitolo finale del libro, in cui Dio parla direttamente con Giobbe, e lo fa in maniera terribile.
GIOBBE 38:1-10
Sono parole, giudizi terribili, ma non basta!
GIOBBE 38:21
Dio è sarcastico con Giobbe!
Dio incalza Giobbe con tantissime domande simili, sempre più difficili, e conclude così:
GIOBBE 40:2
A questo punto Giobbe, riconosce la sua debolezza, e si ferma
GIOBBE 40:4
Il libro va verso la sua conclusione.
Dio perdona Giobbe, che si è pentito del suo ardire e delle sue accuse, ma di Elifaz, Bildad e Zofar? Che ne facciamo dei tre amici che avevano cercato di difendere Dio nel modo sbagliato?
GIOBBE 42:7-8
Per quale motivo questa soluzione? Pensiamoci bene: cosa hanno fatto di male questi tre uomini? Hanno, in primo luogo cercato di aiutare e rinquorare Giobbe, ed in secondo luogo, hanno cercato disperatamente di difendere Dio dalle accuse di Giobbe. E allora? Perché Dio chiama “Saggio” Giobbe che lo accusava (per poi pentirsi), ed “insensati” questi tre uomini, che dal loro canto, avevano cercato di difendere Dio con tutta la loro forza?
Perché lo facevano nel modo sbagliato. Difendevano Dio utilizzando menzogne.
Perché il sacrificio di Caino non è stato apprezzato come quello di Abele? Entrambi avevano sacrificato qualcosa di prezioso con lo stesso sentimento. Non c’era differenza di intento fra i due.
LUCA 13:26-27. “26 Allora comincerete a dire: “Noi abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza, e tu hai insegnato nelle nostre piazze!” 27 Ed egli dirà: “Io vi dico che non so da dove venite. Allontanatevi da me, voi tutti, malfattori”.”
Elifaz, Bildad e Zofar sono l’immagine di quei credenti (cristiani) che agiscono senza ragionare, che credono senza però capire.
Ciò che chiede Dio è molto preciso, non basta dire “io credo”.
Giacomo 2:19-20. “19 Tu credi che c’è un solo Dio, e fai bene; anche i demòni lo credono e tremano.
20 Insensato! Vuoi renderti conto che la fede senza le opere non ha valore?”
Seguire Dio, essere cristiani, significa prendersi la responsabilità di capire con precisione cosa questo significa, e non crearsi una fede, una religiosità su misura, come un vestito fatto sulle nostre dimensioni, ma che cerchiamo di mettere addosso a Dio.
Infine, fatto questo, Dopo che Giobbe ebbe pregato per i suoi amici, il Signore lo ristabilì nella condizione di prima, e gli rese il doppio di tutto quello che aveva. Il Signore Benedì gli ultimi anni di Giobbe più dei primi.
Così finisce il libro di Giobbe. La morale del Libro. Non la affronterò qui. C’è bisogno di molto più di quanto detto oggi per rispondere a tutte le domande che il libro pone.
Una cosa però la possiamo dire: In tutto il libro, l’autore non si nasconde dietro ad un dito.
Afferma apertamente la condizione di questo triangolo: Giobbe, l’accusato, è l’unico innocente di questa storia (nonstante poi si lascia andare alla disperazione e alla superbia dovuta dalla sua rettitudine).
I Tre amici (i difensonri di Dio) sono colpevoli di falsità e di accuse ingiuste, nonostante mentano per difendere Dio.
Dio è coloui che si è comportato in maniera ingiusta, sotto consiglio di Satana.
Tuttavia tutto il libro è incentrato sulla “giustizia”, ed in particolare, sulla “giustizia di Dio”. Ma dove stà, qui, la giustizia di Dio?
Forse stà proprio in questo:
Dio si comporta in maniera ingiusta verso Giobbe, e Giobbe reagisce difendendo fino alla fine, senza mai dubitare, la sua innocenza. Ecco la giustizia di Dio. Ecco perché Dio definisce “Saggio” Giobbe. Perché riconosce la sua innocenza e la forza con cui difende la sua innocenza, e premia questo atteggiamento tornando a Giobbe ogni cosa gli fosse stata tolta, moltiplicata per due.
La Giustizia di Dio, in questo libro, forse, stà nel fatto di riconoscere ciò che è realmente giusto, nonostante tutto. Non trova scuse, ma ripaga in maniera giusta chi credeva nella giustizia, e rimprovera chi invece, nonostante lo facessero a fin di bene (gli amici che cercavano di difendere Dio) parlano con falsità, ed abbandonano la giustizia.
Questo è un insegnamento importantissimo per ogni cristiano. La giustizia è ciò di più importante in questo mondo, è ciò di più importante per Dio, anche quando tutti sembrano esserci contro, anche quando Dio stesso sembra esserci contro.
Dio ha creato una legge, e a questa legge tutti sono soggetti. Dio stesso non la oltrepassa mai, se non per motivi estremamente importanti (salvo poi ripristinare l’equilibrio, come in questo caso).
Io di domande me ne sono fatto molte, molte più di quelle che ho proposto in questo studio. Come ho detto all’inizio, credo che lo scopo di questo studio non sia dare le risposte, ma far conoscere e far nascere le domande.
Amen.