8 – Il regno unito, 1095-975 a.C.

Dall’unzione di Saul all’ascesa al trono di Roboamo1 Samuele 11—31; 2 Samuele; 1 Re 1—11


I. INTRODUZIONE—LA TEOCRAZIA.

1. La forma originale.

In realtà, Israele è sempre stato un regno, sin dalla sua organizzazione come nazione sul monte Sinai. Era, in effetti, una teocrazia, un regno di Dio. Anche se Dio era il loro unico vero Re, all’inizio Mosè era il rappresentante di Dio per la nazione e in seguito lo erano, in qualche senso, nel periodo dei Giudici, i sommi sacerdoti.

Però sembra che anche all’inizio ci fosse l’idea di un re terreno: ne sarebbero sorti dal seme di Abrahamo (Genesi 17:16); Mosè diede delle leggi per i re (Deuteronomio 17:14-20).

Inoltre, il re terreno agiva da importante modello del promesso “seme” di Abrahamo. Infatti, nelle successive profezie, il Messia sarebbe stato della stirpe di Davide e si sarebbe seduto sul trono di Davide.

2. La transizione alla monarchia.

Verso la fine della vita di Samuele, il popolo invoca un re (vedete 1 Samuele 8). Citano due ragioni: la non-idoneità dei figli di Samuele a succedergli come giudici e il loro desiderio di avere un re che li guidasse in guerra come avveniva per le altre nazioni.

È probabile che altre ragioni fossero la crescente anarchia sotto i Giudici e l’aumentata aggressività delle nazioni circostanti. Questa richiesta ferisce Samuele, sia perché sembra dimostrargli ingratitudine, ma soprattutto perché evidenzia la loro infedeltà verso Dio come loro vero Re.

Ma il loro peccato sta nella motivazione, non nell’atto stesso. Dio lo istruisce di acconsentire e, con grande fedeltà verso Dio, Samuele fa i primi passi che metteranno lui stesso in disparte e che inaugureranno la monarchia.


II. IL REGNO DI SAUL. (1095-1055 a.C. – 1 Samuele 11—31)

1. L’elezione di Saul.

a. La sua unzione privata.

Saul è figlio di Kish della piccola tribù di Beniamino. Un giorno, mentre cerca le asine di suo padre, bussa alla porta di Samuele. Alla fine di quest’incontro, Samuele viene indirizzato da Dio ad ungere Saul come re.

b. La sua elezione pubblica.

Poco dopo, Samuele convoca un’assemblea nazionale a Mitspah. Procedono all’elezione, tirando a sorte. Per volere divino, la sorte cade su Saul che, per modestia, si sta nascondendo fra i bagagli.

Portato davanti a tutti, la sua bella statura suscita grande entusiasmo, ma ci sono quelli che lo deridono, chiamandolo un “nessuno”. Saul sorvola sull’offesa, saggiamente aspettando l’opportunità di guadagnarsi il riconoscimento per mezzo di qualche azione degna di un re.

c. La sconfitta degli Ammoniti.

Arriva ben presto la sua opportunità. Gli Ammoniti si accampano contro Jabesh di Galaad. Trovandosi in grave difficoltà, la gente fa appello a Saul. Egli taglia un paio di buoi in dodici pezzi e manda un pezzo ad ogni tribù, ordinando un immediato raduno di uomini per il combattimento, pena un destino simile per i loro buoi.

Israele risponde, si raccolgono trecentomila uomini e Saul, con un’improvvisa sortita contro il nemico, lo sbaraglia come pula al vento.

d. L’incoronazione a Ghilgal.

La vittoria di Saul zittisce l’opposizione e, con un’altra assemblea delle tribù a Ghilgal, egli viene trionfalmente incoronato re di Israele.

2. Il regno di Saul finché non viene rigettato.

a. La guerra di indipendenza.

Sotto Samuele, Israele aveva ottenuto una vittoria contro i Filistei a Eben-Ezer, ma non si era mai completamente sottratto al loro giogo.

In questo periodo, togliendo le armi agli Israeliti, i Filistei cercavano di stringere ancora di più le loro catene. Appena si sente sicuro sul suo trono, Saul decide di porre fine a questa dipendenza umiliante. L’evento più memorabile di questa guerra è la vittoria a Mikamash.  Il figlio fi Saul, Gionathan, e il suo scudiero si arrampicano sulle rocce, fanno un’improvvisa sortita contro i filistei e li mettono in rotta. Saul sfrutta il vantaggio e insegue i filistei spaventati fino alle pianure vicino al mare.

b. Le altre guerre di Saul.
Numerose nazioni premono su Israele da tutti i lati e Saul fa guerra e vince contro Moab, Ammon, Edom e Tsobah, un regno siriano a nord-est.

c. Il rigetto di Saul.
Saul, come molti altri uomini di quei tempi, si corrompe mentre è in carica. Si dimentica che è solo il rappresentante terreno del vero Re di Israele. È infedele a Dio, caparbio e disubbidiente. Mandato a distruggere Amalek, tiene in vita il re Agag come trofeo e il meglio delle pecore e dei buoi per uno splendido sacrificio a Dio. Da quel giorno in cui ha disubbidito, è rigettato da Dio e abbandonato da Samuele.

Il declino di Salul e l’ascesa di Davide.
il resto del regno di Saul si colloca giustamente nella storia di Davide. Davide viene unto re in privato da Samuele. Viene chiamato alla corte di Saul come menestrello per lenire la melanconia del re e più tardi, in una battaglia contro i filistei, uccide il gigante Golia; desta l’ammirazione del popolo ma anche la folle gelosia di Saul. Due volte Saul cerca di uccidere Davide con le sue stesse mani e poi cerca di intrappolarlo, offrendogli sua figlia in matrimonio. Alla fine, lo caccia via, costringendolo ad una vita da fuorilegge, e, per parecchi anni, lo insegue di nascondiglio in nascondiglio. In una nuova guerra contro i filistei, Saul, abbandonato da Dio, si reca da una medium di En-Dor per conoscere l’esito della prossima battaglia. Il giorno dopo, nella battaglia di Ghilboa, Israele viene sconfitta, i figli di Saul uccise e Saul stesso, come Bruto e Cassio a Filippi, si toglie la vita con la sua stessa spada. Ecco come, a Ghiboa, tramonta il sole che era parso così glorioso aJabesh di Galaad.

Caratteristiche del regno di Saul.
Saul non è un costruttore di città, un organizzatore politico, un patrono delle arti e nemmeno un promotore della vera religione. È un genio militare e fa molto in un’epoca in cui la nazione rischia di cedere, per dare al suo paese una posizione militare tra i suoi vicini. Come tale, è l’uomo di cui si compiace il suo popolo. Ma diventa troppo caparbio e infedele verso Dio per adempiere allo scopo di Dio nella teocrazia, ed è rimosso per fare spazio ad uno che sarebbe stato fedele all’ideale nazionale, all’uomo di cui Dio si compiace.

III. LA VITA E IL REGNO DI DAVIDE

(1055-1015 a.C. 1 Samuele 16-31; 2 Samuele; 1 Re 1-11:11; 1 Cronache 11-29)

Il posto di Davide nella storia.
Abrahamo, Mosè, Davide; ecco i tre grandi nomi nella storia veterotestamentaria. Abrahamo è stato il fondatore, Mosè il legislatore e Davide, preminentemente, il re. Il suo regno porta al culmine il potere e la prosperità nazionale. Ma Davide è più di un re, egli è il poeta del suo popolo. Dopo Mosè la vita e gli scritti di Davide occupano il posto più grande nella letteratura ebraica. Non solo, conosciamo molto di più della sua storia personale che di qualsiasi altro personaggio del Vecchio Testamento. Gli eventi della sua vita e del suo regno possono essere raggruppati in cinque capitoli, così come segue:

Capitolo 1. Vita da pastore a Betlemme
a. Luogo di nascita e famiglia. Davide è figlio di Isai e pronipote di Boaz e Ruth. La tribù di Giuda, alla quale appartiene, anche se nominata nella benedizione patriarcale di Giacobbe (Genesi 49:8-12) come tribù reale, non aveva finora fatto nulla per distinguersi. Davide è nato a Betlemme, di per sé un villaggio insignificante ma che è rimasto da allora sacro, non solo perché casa nativa di Davide ma, ancor di più, perché luogo di nascita del Discendente ancora più grande.

b. Il suo lavoro. Davide è pastore, un’occupazione onorabile ma umile e un lavoro che richiede coraggio e prontezza d’animo. Fra le sue prodezze giovanili, si ricorda l’uccisione di un leone e un orso in difesa del gregge. Molti dei suoi salmi prendono dalla vita di pastore svolta all’aria aperta.

c. La sua unzione privata. Dopo il rigetto di Saul, Samuele è mandato ad ungere un figlio di Isai per succedergli. Samuele ammira l’aspetto del più grande, Eliab. Perfino Samuele sembra dimenticare, per un attimo, che non è la regalità dell’aspetto, ma l’integrità del cuore che porta le persone ad lati incarichi. Saul era stato un uomo di cui il popolo si compiaceva per la sua figura imponente e da eroe militare, ma niente di più. Uno dopo l’altro, i figli di Isai sfilano davanti a Samuele e vengono scartati finchè non arriva Davide. Lui è l’uomo di cui si compiace Dio e che rimarrà fedele a Dio come vero re di Israele. L’unzione è privata e probabilmente non pienamente compresa nemmeno dalla famiglia.

d. Menestrello di Saul. Allora, “lo Spirito dell’Eterno investì Davide” (1Samuele 16:13) ma “lo Spirito dell’Eterno si era allontanato da Saul e un cattivo spirito da parte dell’Eterno lo terrorizzava” (! Samuele 16:14): questo è il racconto espressivo che segue quello dell’unzione di Davide. Secondo il costume comune nell’antichità, i cortigiani di Saul cercano di tranquillizzare il suo spirito inquieto e turbato con la musica. Il giovane Davide, già famoso come musicista, è chiamato alla corte del re come menestrello. Comunque, la sua presenza alla corte sembra essere solo temporanea o, forse, occasionale, dato che presto lo vedremo di nuovo con il gregge del padre.

e. La battaglia di Davide contro Golia. Dopo poco Saul è di nuovo in guerra con i filistei. Per quaranta giorni un gigante enorme di nome Golia propone di puntare tutto l’esito della guerra in un combattimento singolo, ma Israele non ha un campione che osa raccogliere il guanto della sfida. Il giovane Davide, mandato a fare una commissione presso i fratelli che stanno nell’esercito, accetta la sfida e con la sola fionda, come arma, con la fede in Dio, come scudo, sconfigge il vanaglorioso filisteo. Segue uno scontro generale, con successiva vittoria d’Israele. L’azione temeraria di di Davide ha due risultati: unisce l’anima di Gionathan a lui in un’amicizia profonda e duratura e fa sì che Davide diventi membro della guardia militare di Saul.

Capitolo 2. La vita di Davide alla corte di Saul.
a. La gelosia di Saul. Al ritorno dell’esercito dalla guerra le donne escono in una processione trionfale e cantano, “Saul ha ucciso i suoi mille, e Davide i suoi diecimila” (1 Samuele 18:7). Saul sa di essere un re rigettato e certamente comincia a sospettare che Davide sia l’uomo che deve succedergli: “Così Saul da quel giorno in poi guardò Davide con gelosia” (1 Samuele 18:9). Davide si comporta modestamente, ma la sua crescente popolarità soffia sul fuoco della gelosia di Saul. Saul cerca ripetutamente di uccidere Davide, due volte con le sue stesse mani e una volta spingendo i suoi cortigiani a farlo. Cerca di intrappolarlo dandogli sua figlia Mikal in matrimonio e richiedendo l’uccisione di cento filistei come dote. In tutto questo difficile periodo, Gionathan continua a sviluppare la sua amicizia con Davide, ma, alla fine, si convince che suo padre ha veramente intenzione di ucciderlo e generosamente l’aiuta a scappare.

Capitolo 3 – La vita di Davide come fuorilegge. Per parecchi anni Davide vive da fuorilegge, braccato da Saul, tradito da persone che aveva aiutato, mai al sicuro. Come Giuseppe o come Alfredo il Grande, viene addestrato per il trono in una scuola di avversità. Dopo esser fuggito dalla corte di Saul, Davide visita Nob, dove sembra sia posto il tabernacolo, e viene sfamato dai sacerdoti con i pani della presentazione, mentre è armato con la spada di Gionathan. Continua a fuggire fino a Gath, una città filistea, la casa nativa del suo vecchio antagonista, Golia. Anche lì non è al sicuro perché ben presto i filistei scoprono la sua identità ed allora si nasconde nella caverna di Adullam nella Giudea occidentale. Presto viene raggiunto da una compagnia di uomini coraggiosi e diventa il capo di una banda di fuorilegge. Porta al sicuro i suoi anziani genitori, dall’altra parte del Giordano nel paese di Moab, e ritorna nella zona collinare incolta e selvaggia, sul lato occidentale del Mar Morto. Saul lo insegue da un nascondiglio ad un altro. Due volte Saul è in potere di Davide, ma Davide magnanimamente gli risparmia la vita. Non alzerà la mano contro l’unto del Signore. Anche se lui stesso è re per decreto divino e per unzione, aspetta il tempo deciso da Dio. Un giorno, durante questo periodo, c’è un ultimo commovente incontro fra Davide e Gionathan. Le circostanze li hanno resi rivali, ma nessuna rivalità può competere l’amicizia fra queste due eroiche figure. Di nuovo Davide si rifugia fra i filistei. Akish, il loro re, lo accoglie con gentilezza, ma i capi dei filistei non si fidano di lui. Nella loro ultima guerra contro Saul, la loro gelosia lo solleva da un terribile dilemma, dato che Akish voleva portarselo per fare combattere contro i suoi stessi concittadini. Alla fine, con sconfitta e la morte di Saul a Ghilboa, la via al trono è aperta a Davide.

Capitolo 4. Re sulla Giudea e guerra civile. Che tipo di re sarà questo filibustiere? Uno di quelli volgari, che fa vendetta dui nemici personali e che si arricchisce, confiscando a destra e a manca? Non è così l’uomo di cui Dio si compiace. La magnanimità e l’autocontrollo, che lo hanno caratterizzato da fuorilegge in esilio, sono ancora le sue caratteristiche da re. Usa indulgenza verso un rivale e fa uccidere un amalekita bugiardo, che sperava di ricevere un premio rivendicando l’uccisione di Saul sul campo di battaglia. Compone un’elegia in onore di Saul e di Gionathan. Durante la sua vita da guorilegge, Davide si era comportato così bene che si era guadagnato la fiducia dei capi della sua tribù di Giuda che, senza alcun’esitazione, lo riconoscono come il loro re. Hebron era un’antica città ancestrale ai tempi dei patriarchi. Lì aveva vissuto Abrahamo, era nato Isacco e lì, nella caverna di Makpelah, erano sepolti Abrahamo e Sara, Isacco e Rebecca, Gacobbe e Lea. Durante l’epoca della conquista era anche stata una delle città reali dei cananei. Qui Davide stabilisce la sua capitale e qui viene unto pubblicamente dagli uomini di Giuda. Sempre qui, per sette anni, regna su quest’unica tribù. Le altre tribù si uniscono sotto il figlio di Gionathan, Ish-Bosceth. Egli era un uomo debole, un semplice prestanome. Il suo generale, Abner, era l’uomo che sosteneva la sua causa. Mahanaim, ad est del Giordnao, viene scelto come loro capitale e per sette anni, con undici tribù dalla sua parte, costruisce un regno rivale. Dopo sette anni di guerra civile Ish-Bosceth litiga con il suo generale, Abner, che subito prende contatti con Davide per portare tutte le tribù sotto al suo governo. Prima che questo potesse aver luogo, Abner viene slealmente assassinato da Joab, il generale di Davide, che sembra essere stato geloso di Abner. Con la morte di Abner il regno rivale si disfa e Davide viene incoronato trionfalmente re d’Israle.

Capitolo 5, Re di tutto Israele
Per la seconda volta, Davide viene unto pubblicamente a Hebron. Il suo regno sulle tribù dura trentatré anni e può essere riassunto con naturalezza in due periodi:

Il periodo di crescente prosperità e potere.
Questo è anche il periodo di grande fedeltà a Dio. Il primo passo di Davide è quello di scegliere una capitale più centrale. Gebu, che sarà chiamata Gerusalemme, era una vecchia capitale cananea. Due volte, una volta ai tempi di Giosuè ed un’altra ai tempi dei giudici, la città era stata espugnata, ma i gebusei continuavano a controllare la cittadella e, perciò, a controllare la città. Davide subito li assoggetta, porta l’arca lì, facendone una capitale religiosa oltre che politica. Dai giorni di Davide a Gerusalemme è per gli ebrei la città delle città. Ma Davide non si derma con la sottomissione di una parte sola di una tribù cananea. Anche se Saul era stato grande in guerra, Davide lo era ancora di più. Spinge le sue conquiste in ogni direzione contro i filistei, gli edomiti, i moabiti, gli ammoniti ed i siriani, finchè tutte le nazioni, dall’Egitto fino all’Eufrate, sono sotto la sua signoria. La Fenicia mantiene la sua indipendenza e, tramite il suo re Hiram, stringe un’alleanza con lui. In questo modo, ai tempi del regno di Davide, la promessa del patto ad Abrahamo viene adempiuta nella sua estensione geografica maggiore.

Il periodo di declino.
Sebbene Davide sia molto grande, non è di certo libero dalle tentazioni. Ha infatti una relazione peccaminosa con Bath-Sceba, moglie di Uriah, un ufficiale del suo esercito. Espone Uriah alla morte in battaglia, sposandosi poi con Bath-Sceba. Il profeta Nathan mette di fronte al re il suo crimine e, con la parabola del piccolo agnello, gli fa riconoscere l’enormità del suo peccato. Il Salmo 51 è l’espressione matura del pentimento di Davide, ma nessun pentimento può evitare le conseguenze del suo crimine. Da quel giorno sul cielo di Davide si addensano le nubi di sciagure familiari. Un figlio ne uccide un altro per un male fatto ad una sorella Il suo amato Absolom muore in una rivolta che rischia di costare al re la sua vita e il suo trono. Il suo fidato generale, Joab, fa parte della cospirazione ordita al figlio maggiore, Adonijah. Quindi, per assicurare la successione al figlio Salomone, Davide lo fa incoronare. In seguito Davide muore dopo aver regnato per quarant’anni.

Le caratteristiche del regno di Davide.
Il regno di Davide è il più glorioso della storia ebraica. Quello di Salomone lo sorpasserà in splendore esteriore ma, per quanto riguarda il vigore e gli attributi migliori di prosperità, il regno di Davide ne segna l’apice.

È un regno militare.
in questo periodo i regni d’Egitto e di Assiria conoscono un declino, lasciando libere le nazioni più piccole dell’Asia occidentale. L’unica sicurezza, però, risiede nella supremazia. I brillanti successi dei primi anni di Saul sono messi nell’ombra dalle campagne vittoriose di Davide e l’impero di Davide si estende con una grandezza che sovrasta i territori dall’Egitto all’Eufrate.

È un’epoca di miglioramento interno.
Davide è un regnante naturale e un organizzatore di uomini. Organizza l’amministrazione politica e le forze industriali del regno, introduce le arti e l’artigianato, costruisce magazzini e castelli, ma soprattutto ingrandisce e fortifica Gerusalemme, dove costruisce un palazzo reale, e fa della “città di Davide” l’orgoglio della nazione.

È un regno letterario.
Le poesie più belle della Bibbia sono i salmi e i migliori sono di Davide. Ma Davide non era l’unico autore, né la poesia l’unica forma letteraria, come vedremo più in là.

Ma soprattutto è un regno religioso.
Nonostante il suo orribile crimine, Davide è un uomo profondamente religioso. Il corso della sua vita scorre nella giusta direzione. Fede in Dio, fedeltà a Dio, gratitudine verso Dio: queste sono le qualità che lo distinguono da ogni altro re e che lui imprime profondamente nella sua nazione. Trasferisce l’arca sacra da Kiriath-Jearim, dove era stata dalla cattura al rilascio da parte dei filistei, a Gerusalemme. Organizza e ravviva la vita religiosa della nazione, portandola al livello più alto che abbia mai ottenuto. Si prepara alla costruzione del tempio che, comunque, non costruisce solo perché ciò gli viene proibito da Dio. Nella sua grande devozione al culto all’unico vero Dio, Davide funge da modello per i re che seguiranno.
Egli “fece ciò che è giusto agli occhi dell’Eterno, come Davide suo padre” (1 Re 15:11) o “Egli non fece ciò che giusto agli occhi dell’Eterno, suo Dio, come aveva fatto Davide suo padre” (2 Re 16:2): queste sono le parole con le quali lo storico elogia o condanna i successori di Davide. Davide è anche il massimo precursore del Messia che successivamente avrebbe regnatoo con giustizia su tutta la terra.

IV. IL REGNO E IL CARATTERE DI SALOMONE

(1 Re 2—11; 2 Cronache 1—9)

1. L’ascesa di Salomone ed i suoi territori.
Salomone è il primo re nato in una famiglia reale. In tutta la storia la questione della successione è sempre stata un problema. Davide ha avuto tantissimi figli con le sue diverse mogli. Amnon e Absalom, come abbiamo visto, sono morti di morte violenta. Mettendo da parte i suoi figli maggiori, Davide sceglie Salomone per la successione. Forse, in parte, la sua scelta dipende dalla sua preferenza nei confronti di Bath-Sceba, la madre di Salomone, ma probabilmente dipende soprattutto dalle doti superiori dello stesso Salomone. Per la tempestività con cui Davide fa incoronare Salomone all’epoca della ribellione di Adonijah, egli riesce a succedergli pacificamente alla sua morte. Ma quando ci sono accenni di un’altra cospirazione in favore di Adonijah, Salomone ordina immediatamente l’esecuzione di Adonijah e di Joab. Perciò risulta sovrano indiscusso sui vasti territori del padre. Durante il suo regno di quarant’anni, non sopportò problemi interni né guerre al di fuori che possono interferire con i suoi programmi di miglioramenti interni.

2. La saggia scelta di Salomone.
Poco dopo l’ascesa al trono Salomone celebra una splendida festa religiosa a Gabaon, undici chilometri a nord di Gerusalemme, dove si trova il vecchio tabernacolo. Evidentemente sente forte il peso del regno, perché quella notte, in sogno, Dio gli appare e si offre di dargli qualsiasi cosa avesse richiesto. Si potrebbe pensare a una libertà pericolosa. Tralasciando le cose di poco conto care alle menti semplici, Salomone chiede di avere la saggezza per regnare sul suo popolo. “Dimostra saggezza chiedendo la saggezza”; e così gli viene data più che a tutti i suoi coetanei. Abbiamo dimostrazioni della sua saggezza nei suoi giudizi pratici (1 Re 3:16-28), nella sua conoscenza scientifica e nella sua abilità letteraria (1 Re 4:29-34). Ci sono giunti solo meno di mille dei suoi tremila proverbi, e solo uno dei suoi mille e cinque “canti” sono stati preservati, a meno che non includiamo il Salmo 72 e il Salmo 128, entrambi attribuiti a lui. Una tale attività letteraria, nel mezzo dei suoi doveri amministrativi e delle sue grandi imprese di costruzione, dimostra un genio intellettuale fuori dal comune. È facile, quindi, capire le parole: “Da tutti i popoli veniva gente per udire la sapienza di Salomone, mandati da tutti i re della terra” (1 Re 4:34) e anche il detto della regina di Sceba “non mi era stato riferito neppure la metà” (1 Re 10:7).

3. Il tempio di Salomone.
Una delle prime attenzioni del giovane re è stata la costruzione del tempio. Davide aveva già fatto dei piani e molti preparativi. L’alleanza con Hiram di Tiro assicura cedro dai monti del Libano e lavoratori specializzati. Ci vogliono sette anni per la sua costruzione.
L’edificio principale è soltanto lungo 35 m e largo 10 m (il doppio del tabernacolo), è quindi una struttura piccola in confronto ai grandi templi pagani e alle odierne cattedrali cristiane di tutto il mondo. Non ha però rivali in quanto a magnificenza. È rivestito di oro a un costo stimato di seicento milioni di dollari (degli anni Venti n.d.t.). Ma si distingue, innanzitutto, per la completa assenza di una qualsiasi immagine visibile dell’invisibile Dio. In un’era di idolatria, sensuale e volgare, si erge con una spiritualità sublime. “Ecco, i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerTi; tanto meno questo tempio che io ho costruito!” (1 Re 8:27) e “tu ascolta dal cielo, il luogo della tua dimora” (1 Re 8:39): questi sono gli alti concetti, espressi da Salomone nella sua preghiera di dedicazione. Il completamento del tempio è la realizzazione dell’ideale di Davide di una capitale nazionale. La missione della nazione non è un dominio militare, ma spirituale, non è di splendore materiale, ma morale. Il limite legittimo delle forze materiali è nel momento in cui cessano di servire le finalità spirituali e di aiutare nella realizzazione dell’ideale nazionale.
Il primo tempio rimarrà in piedi per quattrocento anni, fino alla sua distruzione da parte di Nabukadnetsar.


4. Gli altri edifici di Salomone.
Il regno di Salomone è l’era augustea dell’architettura ebraica: “Inoltre il re rese in Gerusalemme l’argento comune come le pietre e i cedri abbondanti come i sicomori della pianura” (1 Re 10:27). Costruisce un magnifico palazzo per sé e un altro ancora per la figlia del faraone, che sembra essere considerata come sua vera regina, oltre a numerose fortezze e città in varie parti del suo impero, la più famosa delle quali è Tadmor, la Palmira del tempo dei Romani.


5. Il commercio di Salomone.
Gli ebrei sono stati originariamente un popolo pastorale, che curava i suoi greggi e le sue mandrie. In Egitto e dopo la conquista, gli ebrei sono diventati un popolo agricolo, coltivando frutti e cereali, oltre ad allevare bestiame. Ora, per la prima volta, diventano un popolo dedito al commercio. Tramite l’alleanza con Tiro, commerciano nel Mediterraneo fino a Tarshish, nella Spagna, e hanno anche intense relazioni commerciali con l’India tramite i porti sul Mar Rosso. Inoltre, scambiano prodotti con i loro vicini, cioè con fenici, egiziani ed arabi.


6. L’apostasia di Salomone.
Poche biografie deludono tanto quanto quella di Salomone. Non arriva mai ai livelli infimi della maggior parte dei re; ma ciò che accade negli ultimi anni della sua vita va molto al di sotto delle splendide speranze della sua gioventù.

a. Violazione della legge per il re.
Mosè (Deuteronomio 17:14-20) aveva disposto la legge per il re. Salomone la viola in tre maniere:

  • accrescendo grandemente la cavalleria (1 Re 10:26), che è segno e simbolo del militarismo;
  • moltiplicando le sue mogli, finché il suo harem ne contiene mille;
  • moltiplicando enormemente l’argento e l’oro, cioè qualcosa che si può fare solo impoverendo il proprio popolo.

In aggiunta, ci sono:

b. Serie violazioni alla legge fondamentale della teocrazia.
“Non avrai altri dèi davanti a me” (Esodo 20:3): questo era il primo comandamento. Israele si era impegnato a osservarlo sacralmente. La missione della nazione era quella di sostituire il politeismo universale con un puro culto spirituale e non c’era nessun’altra ragione soddisfacente per esistere come nazione: “Così, quando Salomone fu vecchio, le sue mogli fecero volgere il suo cuore verso altri dèi” (1 Re 11:4).

c. Elementi di debolezza e decadenza nazionale.
Queste violazioni della legge per il re e della legge del regno diventano elementi di debolezza e fanno scendere il giudizio di Dio sulla casa di Salomone. Gli viene rivelata la sorte della prossima divisione e, durante gli ultimi anni della sua vita, si vedono i segni di scontentezza nella casa e di irrequietezza fra le nazioni tributarie vicine. Non c’è nessuno scontro serio, però, e Salomone chiude in modo abbastanza tranquillo il suo lungo regno.


V. L’ASCESA DEI PROFETI.

Nella propria epoca, e per molti secoli dopo, Mosè si innalza in una grandezza solitaria. Non viene nominato nessun profeta fra Giosuè e Samuele, ma con Samuele e la monarchia inizia anche l’era dei grandi profeti. Il profeta era l’indispensabile controfigura del re, e dai giorni di Samuele e di Saul la sua figura pittoresca e il suo messaggio eccezionale non mancano quasi mai, fino a quando non chiude la storia veterotestamentaria. In tutti i modi Samuele è un personaggio più importante di Saul. Davide, anche se lui stesso è un grande profeta, viene avvertito e ammonito dai profeti. I profeti non hanno un ruolo importante durante il regno di Salomone, anche se ne appare uno verso la fine. I profeti del periodo sono Samuele, Gad (1 Samuele 22:5, 2 Samuele 24:11), Nathan (2 Samuele 7:2-17; 12:1-12; 1 Re 1:8-24) Iddo (2 Cronache 9:29; 12:15; 13:22) e Ahijah (1 Re 11:22-39; 2 Cronache 9:29). Non resta nessuno dei loro insegnamenti, salve qualche frammento incluso nei libri storici di tanto in tanto, come la parabola di Nathan.


VI. LETTERATURA DEL PERIODO

È impossibile datare la letteratura ebraica più antica. Non è cosa improbabile che il Pentateuco si rifaccia, in parte, a documenti scritti prima di Mosè. Il “canto della spada” di Lamek (Genesi 4:23, 24) e tratti di poesia in numeri 21:12-17, 27-30 indicano composizioni poetiche molto antiche. Il libro di Giosuè, probabilmente compilato ai tempi di Samuele, cita pezzi di un “Libro di Jashar”, ora perso. Nei tempi di Davide sorge una letteratura storica molto fiorente, che supera qualsiasi cosa ci abbiano lascato imperi più antichi quali l’Egitto o la Caldea o l’Assiria. Altri libri storici del periodo sono la “Storia di Samuele”, la “Storia di Nathan”, la “Storia di Gad” (1 Cronache 29:29) e li “Libro degli atti di Salomone” (1 Re 11:41): opere che ora sono perdute ma che, indubbiamente, sono la base dei presenti libri di Samuele e dei Re. Ma l’epoca di Davide e quella di Salomone si distinguono specialmente per la loro esplosione di letteratura poetica e sapienziale. A Davide vengono attribuiti settantadue salmi e due (il Salmo 72 e il Salmo 128) a Salomone. La letteratura di Salomone non dimostra il fervore spirituale degli scritti di Davide, ma vale per la potenza speculativa e il perfezionismo artistico. Le sue opere maggiori sono i Proverbi, l’Ecclesiaste e il Cantico dei Cantici[1].


[1] L’Ecclesiaste potrebbe appartenere ad un’altra epoca.

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