Schema

I. Introduzione: Il titolo del libro

II. Discussione: La classificazione profetica

III. Schema di “2 Re” con argomenti
     A. Capitoli 1,1-2,12: la conclusione della storia di Elia
     B. Capitoli 2,12-13,21: la storia di Eliseo, il profeta
     C. Capitoli 14-16: Il continuo declino religioso
     D. Capitolo 17: La caduta di Israele
     E. Capitoli 18-25: Il regno di Giuda fino alla cattività e all’esilio 

IV. Conclusione: Il valore del libro–sei lezioni per i cristiani

Introduzione

Il canone ebraico è uniformemente diviso in tre parti; i suoi tre gruppi sono noti come Legge, Profeti e Scritti. Il testo masoretico(1), tuttavia, fornisce alcune suddivisioni all’interno del secondo e del terzo gruppo; i profeti sono classificati come:

– Antichi, cioè Giosuè, Giudici, Samuele, Re,
– Ultimi (i nostri profeti maggiori e minori, da Isaia a Malachia).

Originariamente i due libri di 1 e 2 Re erano conosciuti semplicemente come “Re” (il termine ebraico “malachim” era usato per designare un libro dei Re). Nella Septuaginta i due libri di Samuele e i due libri dei Re diventano un unico libro dei Regni, diviso in 1 Regni, 2 Regni, 3 Regni e 4 Regni, ovvero i quattro “Libri dei Regni”. “Attraverso l’antica versione latina, i titoli greci passarono nella Bibbia latina(2) e dalla Bibbia latina nelle versioni successive della cristianità occidentale”(3). Girolamo, tuttavia, fece ripristinare i titoli ebraici dei libri: 1 e 2 Regni divennero 1 e 2 Samuele, e 3 e 4 Regni divennero 1 e 2 Re. La separazione dei Re in due libri si trova nella Bibbia rabbinica stampata a Venezia nel 1516-17 d.C..

PARTE 01 – Libri storici e profetici

Probabilmente la prima domanda che ci viene in mente oggi è: “Perché questi libri storici sono classificati come profetici dagli ebrei?”. “I libri appartenenti a una divisione non vengono mai trasferiti (dagli ebrei) a un’altra”(4). Essi consideravano i libri della divisione chiamata, degli antichi profeti, come profetici a causa dell’insegnamento religioso e spirituale che la loro storia trasmette. William Smith, nel suo dizionario della Bibbia, riferendosi alla divisione del libro dei Re in due libri, afferma che “la divisione in due libri, essendo puramente artificiale e per così dire meccanica, può essere trascurata quando si parla di essi; e si deve anche ricordare che la divisione tra i libri dei Re e di Samuele è ugualmente artificiale, e che in effetti i libri storici che iniziano con i Giudici e terminano con 2 Re presentano l’aspetto di un’unica opera, dando una storia continua di Israele dal tempo di Giosuè alla morte di Jehoiachin”(5). A sostegno di questa tesi, il dottor Smith elenca una serie di argomenti e conclude dicendo che “in generale lo stile della narrazione [quello dei libri di Giudici, Ruth, Samuele e Re(6) che, a suo dire,] forma un’unica narrazione ininterrotta, ordinariamente tranquilla e semplice, ma che si eleva a grande vigore e spirito quando vengono descritte gesta emozionanti, … e l’introduzione della poesia o dello stile poetico in mezzo alla narrazione, costituiscono caratteristiche di somiglianza così forti da portare alla conclusione che questi diversi libri non formano che un’unica opera. Infatti, i nomi stessi dei libri indicano sufficientemente che sono stati composti tutti dalla stessa autorità. Per comodità di divisione e con riferimento all’argomento trattato in ciascuna divisione, e non che erano titoli originali di opere indipendenti”(7).

Se questi libri degli antichi profeti fossero o meno opera di un solo uomo o di più persone, non abbiamo il tempo di stabilirlo, anche se potremmo. Il nostro interesse principale è ora quello di osservare che essi sono di grande valore, non principalmente come fonte per la narrazione di eventi storici del lontano passato, ma in quanto trasmettono, per mezzo della storia, tutto il suo interesse e la sua importanza, con tutto il suo interesse, la verità morale e religiosa. Il messaggio è un messaggio di istruzione che espone e fa rispettare le lezioni costanti della rettitudine, della giustizia e dell’amorevolezza di Dio. È un messaggio di avvertimento in quanto espone i giudizi divini sull’idolatria e sul peccato e trasmette la lezione che la disobbedienza e la ribellione, uno spirito duro e di sfida che porta gli uomini a dimenticare Dio, non possono non portare a conseguenze disastrose. Lo scopo dei libri dei profeti è quello di richiamare il popolo al senso del suo alto dovere nei confronti di Dio Onnipotente e di avvertirlo delle inevitabili conseguenze dell’oblio dei suoi comandamenti. Così, la narrazione storica è usata per trasmettere la verità morale.

Il libro dei Re appartiene al “grande periodo dei profeti orali e della profezia orale”(8). In questo periodo, la storia biblica è presentata nella sua immagine più vivida. Sebbene la forma del libro sia storica, si tratta di storia dal punto di vista profetico. Gli eventi che hanno poco a che fare con i rapporti di Dio con gli uomini sono raccontati nello “stile scarno degli annali”, ma “laddove gli eventi hanno toccato la controversia tra Dio e il suo popolo, la narrazione sale all’apice dell’interesse epico”(9).

PARTE 02 – L’opera dei profeti

Nel periodo coperto dal resoconto riportato nel libro di 2 Re, i profeti Elia, Eliseo, Isaia e Geremia, insieme ad altri, testimoniavano fedelmente il fondamento morale della nazione, rivendicando la giustizia di Dio, rimproverando il peccato e sostenendo l’ideale divino a cui il popolo di Dio come nazione era stato chiamato. La loro opera di profeti consisteva in:

  1. istruire il popolo sulla legge;
  2. trasmettere la volontà diretta di Dio, per lo più in occasioni di grande importanza;
  3. avvertire e ammonire i governanti;
  4. incarnare in forma scritta le loro istruzioni dirette da Dio;
  5. conservare una storia dei loro tempi;
  6. contrastare tutte le tendenze idolatriche”(10).

Anche se la grande opera dei profeti di Dio era, in questo momento, al suo apice, essa scalfì appena la perseveranza del popolo nel peccato e fece ben poco per fermare l’imminente rovina sia di Israele che di Giuda.

Il Fratello Charles Roberson ha detto che “lo scopo principale dei Re è didattico, l’impartizione di grandi lezioni morali sostenute da illustrazioni tratte dalla storia della nazione e dalla vita dei suoi eroi e leaders” (11). Con questo scopo, notiamo ora il messaggio del libro.

PARTE 03 – introduzione a 2 Re

2 Re si apre con il resoconto del regno di Acazia su Israele e si conclude con la distruzione del regno di Giuda, la desolazione di Gerusalemme e l’incendio del tempio, seguiti dalla notizia della liberazione di Jehoiachin dalla sua prigione babilonese. In breve, questo è il periodo del grande declino nazionale. Il regno di Israele durò circa 250 anni e terminò con la distruzione della sua capitale, Samaria, da parte degli Assiri nel 722 a.C.. Il regno di Giuda iniziò quasi 100 anni prima dello sconvolgimento e durò quasi 150 anni dopo la distruzione del regno di Israele, terminando con la distruzione di Gerusalemme da parte dei Babilonesi nel 586 a.C.. Israele ebbe 19 re e nove dinastie; tutti i re erano idolatri. Giuda ebbe 19 re, quasi tutti idolatri. Non c’è quindi da stupirsi che il periodo sia stato designato come quello della decadenza nazionale!

Desiderosi di presentare il più possibile il messaggio del libro nello spazio a disposizione e ritenendo che ciò possa essere fatto al meglio attraverso uno schema abbinato a un commento pertinente, passiamo ora a considerare quanto segue:

PARTE 04 – Capitoli 1-2:12 – La conclusione della storia di Elia

La carriera di Elia appartiene a 1 Re, tranne che per alcune gesta ardenti e impavide che restano da raccontare nel secondo libro dei Re. Ahaziah, sventato da Elia nel suo tentativo di consultare Baalzebub per la sua malattia, mandò un capitano e 50 uomini per portare Elia da lui, evidentemente con la forza, ma Elia chiamò il fuoco dal cielo per consumarli ed il Signore “rispose con il fuoco”. Un secondo capitano e i suoi 50 uomini ebbero la stessa sorte. Un terzo implorò per la sua vita e perché Elia andasse con lui. Elia lo fece e senza timore affrontò il re dicendogli che sarebbe sicuramente morto perché aveva cercato di chiedere informazioni a Baalzebù e non al Signore insultando così il Signore.

Sapendo che la sua faticosa e pericolosa missione era quasi giunta al termine, Elia fa la sua ultima visita alle varie scuole dei figli dei profeti, per dare l’ultimo incoraggiamento all’ultima forza che per lui deteneva l’unico potere per la riforma di Israele e Giuda apostati. Segue l’emozionante storia della sua partenza verso il cielo. Mentre prometteva un ultimo lascito a Eliseo, apparve “un carro di fuoco e cavalli di fuoco… ed Elia salì in cielo come un turbine” (2:11) – un finale appropriato per una tale carriera. Di Elia, Isaac Errett, nel suo Serate Con La Bibbia, scrive queste parole appropriate: “Per tutto il suo cammino c’erano stati fuoco e turbine. Alla sua nascita, le leggende ebraiche dicono che ‘fu avvolto in fasce di fuoco e nutrito di fiamme’. Durante tutta la sua carriera, ‘si levò come un fuoco e le sue parole ardevano come una torcia’” (Ecclesiastico XLVII, 1). Nel fuoco e nella tempesta, come rappresentante della “legge del fuoco” e severo esecutore dei suoi terribili giudizi, egli aveva esultato; e questi conferiscono la loro sublimità alla sua traduzione trionfale. Cavalli, carri di fuoco e un turbine accompagnano la sua partenza(12).

PARTE 05 – Capitolo 2:12 – 13:21 – La storia del profeta Eliseo

Quando la chiamata di Geova giunse a Eliseo, egli era un semplice aratore nel campo di suo padre. Egli rispose liberamente e con autodeterminazione alla chiamata e prese il posto di servo di Elia, servendo come tale per 7 o 8 anni. Eliseo non era come molti aspiranti alla ribalta. Non era né troppo orgoglioso per servire né troppo presuntuoso per imparare; nel servizio paziente e nello studio diligente gettò le basi della sua futura imminenza come profeta del Signore. Se Eliseo aveva bisogno di un tale addestramento, anche con l’aiuto dell’ispirazione, sicuramente coloro che oggi potrebbero servire Dio in modo accettabile hanno bisogno dello stesso tipo di preparazione subordinata per il servizio cristiano.

PARTE 06 – Capitoli 2:19 – 8:15 – In questi capitoli troviamo i resoconti di:

  1. la guarigione della sorgente di Gerico;
  2. la denuncia dei giovani beffardi (c’erano giovani delinquenti nel paese);
  3. la vittoria dei tre re su Moab;
  4. l’olio della vedova;
  5. la nascita, la morte e la guarigione del figlio della Shunammita;
  6. la pentola avvelenata;
  7. la moltiplicazione dei pani;
  8. la guarigione di Naaman (si noti il cambiamento di Naaman che, dopo la guarigione, dice: “Ora so…”; prima aveva detto: “Ecco, pensavo…”);
  9. il nuoto della testa d’ascia;
  10. i cavalli e i carri di fuoco sul monte;
  11. l’assedio di Samaria e i quattro lebbrosi;
  12. il ritorno della Shunammita dopo la carestia di sette anni;
  13. la visita di Eliseo a Damasco.

In contrasto con lo spirito di Elia, simboleggiato dal terremoto, dal fuoco e dalla tempesta, quello di Eliseo è quello della dolcezza e della tolleranza, ma non per questo è stato meno incline a rimproverare il peccato e a rivendicare la volontà di Dio. Stanley dice di lui: “Le sue azioni non erano di terrore selvaggio, ma di benefica e rassicurante benevolenza domestica, legata all’ordinario tenore della vita umana. Quando colpisce con la cecità, è per poterla rimuovere di nuovo; quando predice, è per predire l’abbondanza e non la carestia (2 Re 6:18-20; 7:1). La lebbra di Gehazi è solo la condizione della liberazione di Naaman. . . . Nella sua casa vicino a Gerico la sorgente amara viene addolcita; per la vedova di uno dei profeti l’olio viene aumentato; persino gli operai delle capanne dei profeti non perdono la testa dell’ascia che era caduta attraverso i cespugli del Giordano nel torrente in piena (2 Re 6:5-7); i giovani profeti, durante il pasto comune, si salvano dalle erbe mortali che erano state versate nel calderone dalla coperta di uno di loro e godono di una provvista di grano moltiplicata (2 Re 4, 38-44). Nella sua casa del Carmelo è l’oracolo e il sostegno del vicinato; e il figlio della sua benefattrice viene risuscitato, con un’intensa energia di simpatia che dà a tutta la scena una grazia da tenera vita domestica dei tempi moderni (2Re 4:27-37)”(13). Certamente la missione di giudizio di Elia era necessaria; ma se non ci fosse stato Eliseo, la sua opera sarebbe presto morta. Lo spirito della missione di Eliseo, come quello di nessun altro profeta, sembra anticipare quello di Cristo.

Leggendo il libro di 2 Re, non mancate di leggere la meravigliosa storia della donna Shunammita che si trova nel capitolo 4:8-37 e nel capitolo 6:1-6.  Non c’è abbastanza tempo per raccontare tutta la storia di questa grande donna, ma non osiamo lasciare questa sezione del libro senza soffermarci su qualcosa che riguarda questa persona eccezionale. Le parole di Isaac Errett sono di gran lunga più adatte di quelle che questo oratore potrebbe pronunciare, e quindi le cito: “Vediamo, associati alla ricchezza, una forte fede nel Signore, una pietà costante e fervente, le virtù domestiche che rendono la casa pacifica e luminosa, una saggia benevolenza, la fiducia in se stessa e l’indipendenza, l’autocontrollo, un dolce spirito di contentezza e una meravigliosa energia, che si combinano per renderla davvero una grande donna e un modello del suo sesso. Sia benedetta la memoria della Shunammita. Anche se il suo nome è scomparso e la sua tomba è sconosciuta, ella vive nei millenni, a dimostrazione di ciò che una buona donna di discrete doti è capace di diventare buona e utile, e cosa una tale donna in possesso di ricchezze sia capace di realizzare in una tranquilla sfera domestica. A tutte le nobili donne cristiane che cercano, in modo umile, di glorificare Dio e benedire il prossimo, senza trascurare la casa o venir meno ai doveri di mogli e madri, presentiamo questo ritratto per rincuorarle e rafforzarle nei loro sforzi”(14). Vorrei che ogni donna cristiana conoscesse la storia di questa bella vita circondata dall’alone di una provvidenza tenera e toccante.

PARTE 07 – Capitoli 8:16 – 9:10 – I regni di Jehoram e Ahazia in Giuda

Di Jehoram si dice che “si attaccò ai peccati di Geroboamo, figlio di Nebat, con i quali fece peccare Israele; non se ne allontanò” e “ai peccati di Geroboamo, che fece peccare Israele”. Queste affermazioni risuonano nelle nostre orecchie mentre seguiamo la storia del Regno del Nord, che copre quasi 200 anni. Come si dice di Jehoram, si dice di Zimri (1 Re 16:19); Omri (16:26); Achab (16:31) prima di lui. In seguito, la stessa descrizione viene fatta di Jehu (2 Re 10:31); Joash (13:2); Jehoahaz (13:11); Jeroboam II (14:24); Zacharia (15:9); Manehem (15:18); e così via di generazione in generazione! Che cosa spaventosa: come aumenta il terrore del giorno della dannazione per i malfattori i cui peccati sono così estesi. Schiller ha detto: “La maledizione stessa di un’azione malvagia è che deve sempre generare il male”. Certamente gli onori e i piaceri di Geroboamo sono stati di breve durata e sono stati di gran lunga compensati dalle iniquità e dalle pietre d’inciampo che si accumulano sempre di più e che derivano dal suo peccato che non muore mai. È terribile, al di là di ogni espressione, autori di un atto che, con potere perpetuo, perseguita, maledice e infanga le generazioni future. Oggi dobbiamo 

“resistere fino al sangue, lottando contro il peccato” (Ebrei 12:4)

Perché un peccato può schiacciare non solo la nostra anima, ma anche le altre. Può farlo perché, una volta commesso, può moltiplicare immensamente il suo potere di pervertire le anime – un potere che nemmeno il nostro pentimento riuscirebbe a fermare. Non c’è peccato o fase del peccato che non sia terribile oltre ogni descrizione.

PARTE 08 – Capitolo 9:11 – 10:28 – La congiura di Jehu contro Giuda e Israele

Jehu, da giovane, era la guardia del corpo di Achab. In seguito, si fece strada fino alla posizione di capo militare. Era popolare e nel fiore degli anni quando fu incaricato da Eliseo. Guidatore di carri “furiosi” – doveva essere un po’ come il “demone della velocità” di oggi – “guidò” il suo incarico per la vendetta divina in modo altrettanto furioso, violento e anche fraudolento. Il suo regno, come quello del suo successore, fu solo un altro passo verso la caduta di Israele. Così Jehu “distrusse Baal da Israele” (10:28) e piacque così tanto a Dio che promise a Jehu che i suoi “figli di quarta generazione siederanno sul trono d’Israele”, ma “Jehu non si curò di camminare nella legge del Signore, Dio d’Israele” (10:31). Il regno di Jehu segna il momento in cui Dio “cominciò a tagliare la strada a Israele” (10:32). La terra a est del Giordano fu persa a favore della Siria e, sebbene l’oppressione continuasse anche durante il regno successivo, quello di Jehoahaz, 

“il Signore fu benevolo verso di loro, ebbe compassione di loro e li rispettò, a motivo della sua alleanza con Abramo, Isacco e Giacobbe, e non li distrusse e non li scacciò ancora dalla sua presenza” (13:23).

PARTE 09 – Capitolo 11 – L’usurpazione, il regno e la morte di Athaliah

Questa donna, figlia di Achab e di Gezabele, era una vera figlia di sua madre per ambizione, energia e crudeltà e per la sua profonda devozione a Baal. Fece uccidere tutti i suoi nipoti, tranne uno, e avrebbe ucciso anche lui, il seme reale, se non fosse stato nascosto nel tempio. Se pensiamo alla vita delle grandi donne di Shunem e della spietata Athaliah, ci viene da concordare con chi ha detto: “Le donne sono sempre agli estremi; o sono migliori o peggiori degli uomini”. Se volete comprendere appieno la triste condizione di Giuda in questo periodo, riflettete su questo: una figlia dell’idolatra Gezabele era sul trono di Davide! Non c’è da meravigliarsi se Dio allontanò Israele “dal Suo sguardo”.

PARTE 10 – Capitoli 11 e 12 – Il regno di Giosia (Jehoash) di Giuda

Alcuni versetti raccontano la storia di questo regno. Uno in 2 Re dice: “Jehoash fece ciò che era giusto agli occhi del Signore per tutti i giorni in cui il sacerdote Jehoiada lo istruì” (12:2). Un altro in 2 Cronache dice, “Così Joash non si ricordò della gentilezza che Jehoiada gli aveva fatto, ma uccise suo figlio” (24:22). Nel Nuovo Testamento, il crimine di Joash viene definito da Gesù stesso come “il culmine degli omicidi ingiusti” per i quali la vendetta di Dio si sarebbe abbattuta sui Giudei (Matteo 23:34-35).

PARTE 11 – Capitoli da 13 a 17

Capitolo 13 – Oppressione continua

La continua oppressione da parte della Siria viene brevemente interrotta da una preghiera di Jehoahaz. “Il Signore diede a Israele un salvatore, così che essi uscirono da sotto la mano dei Siri” (13:5), per poi essere nuovamente oppressi di lì a poco. Segue il racconto della morte di Eliseo e di Jehoash (13,10-21).

Capitoli 14-16 – Continua il declino religioso

In Israele il regno degli ultimi due re della casa di Jehu è seguito da un periodo di anarchia con quattro diverse dinastie e cinque re. In Giuda il regno di quattro re della casa di Davide fu segnato dal crescente peccato di idolatria. L’ultimo di questi quattro re fu Ahaz, che ha la fama di essere uno dei peggiori, se non il peggiore, dei principi della casa di Davide.

Capitolo 17 – La caduta di Israele

I primi sei versetti raccontano l’assedio di Samaria da parte di Shalmaneser, re di Assiria, la sua cattura da parte di Sargon 2, suo successore, e il trasporto di Israele in Assiria. La narrazione diventa una rassegna generale e una denuncia dei peccati di Israele. Inizia con il versetto 7, che si apre con l’affermazione: “E fu così, perché i figli d’Israele avevano peccato contro il Signore loro Dio”. Leggete il capitolo 17:7-23 se volete vedere una presentazione concisa del peccato, della testardaggine e della vergogna che causarono l’allontanamento di Israele “dal Suo sguardo” (versetto 23). Questa sezione del libro termina con una breve descrizione di Israele portato in cattività in Assiria e, con un “tono di disprezzo”, racconta della razza ibrida, i Samaritani dei giorni di Cristo, di cui oggi rimangono solo poche centinaia di individui. Era un popolo che 

“temeva il Signore e serviva le sue immagini scolpite; anche i loro figli e i figli dei loro figli, come fecero i loro padri, così fanno fino ad oggi” (versetto 41).

PARTE 12 – Capitoli 18 a 20

Capitoli 18-25.

Il regno di Giuda fino alla cattività e all’esilio Il resto del libro registra gli ultimi 135 anni della storia del regno di Giuda. Il periodo inizia con la riforma sotto Ezechia – Un periodo dominato dal grande profeta Isaia.

Capitoli 18-20 – Il buon regno di Ezechia

Ezechia, straordinario prodotto di un padre apostata, crebbe durante una delle epoche più corrotte conosciute dall’uomo. Il fatto che “dopo di lui non c’è stato nessuno come lui tra tutti i re di Giuda, né tra quelli che lo hanno preceduto” (18:5), è dovuto probabilmente in gran parte all’influenza di sua madre. Se è così, conferma l’adagio secondo cui “la mano che fa dondolare la culla governa il mondo”, e mostra quale influenza positiva possano avere le madri degli uomini quando adempiono fedelmente alla loro responsabilità divina.

Ezechia era un giovane di 25 anni quando salì al trono in circostanze molto perplesse e critiche. Con prontezza, anche se con un evidente proposito, andò alla radice dei problemi che minacciavano la nazione. Sembra che abbia capito che è la rettitudine e non la politica ad esaltare una nazione. 

“Nel primo anno del suo regno, nel primo mese, aprì le porte della casa del Signore e le riparò” (2 Cronache 29:3).

Questa azione immediata del nuovo re non lascia dubbi sulle sue intenzioni, ed è certamente una conseguenza del fatto che egli confidava nel Signore Dio d’Israele. Era un uomo molto devoto, il più devoto dei re.

Un resoconto più completo della vita di Ezechia è riportato in 2 Cronache e in altri libri dei profeti; per paura di inutili ripetizioni, i commenti su di lui si concludono con un breve accenno alla sua malattia e alla sua morte. Dio gli disse: 

“Metti in ordine la tua casa, perché tu morirai e non vivrai” 2 Re 20:1).

Di fronte a queste parole così severe e sconfortanti, Ezechia, come se fosse privo di ogni consolazione terrena, “volse la faccia al muro”, pregò il Signore e “pianse a dirotto”, supplicando il Signore di ricordare come 

“ho camminato davanti a te in verità e con cuore perfetto e ho fatto ciò che era buono ai tuoi occhi” (20:3). Ben presto il Signore inviò questa risposta: “Ho ascoltato la tua preghiera, ho visto le tue lacrime; ecco, io ti guarirò e aggiungerò ai tuoi giorni 15 anni” (20:5-6).

Quale maggiore certezza abbiamo di questa: che un Dio misericordioso vede le nostre lacrime e ascolta le nostre accorate suppliche quando le inevitabili tragedie della vita “ci fanno voltare la faccia verso il muro” e verso Dio!

PARTE 13 – Capitolo 21

Capitolo 21

Il 21° capitolo inizia con il regno di Manasse, di cui si parla senza alcun dubbio di un solo atto giusto! Aveva un padre giusto e probabilmente una madre giusta, ma consiglieri malvagi. “Fece il male più di tutto quello che fecero gli Ammoriti, che furono prima di lui”, e “fece peccare anche Giuda con i suoi idoli; perciò, così dice il Signore, Dio d’Israele: ‘Ecco io faccio venire su Gerusalemme e su Giuda un male tale, che chiunque ne senta parlare, gli formicoleranno le orecchie. E stenderò su Gerusalemme la linea di Samaria e il piombo della casa di Achab: Pulirò Gerusalemme come un uomo pulisce un piatto, pulendolo e capovolgendolo, ed essi diventeranno una preda e un bottino per i loro nemici'” (21,11-14).

Capitolo 21:19-26 – Durante il regno di Ammon non compare alcun elemento di riscatto.

Capitolo 22-23:30 – Il regno di Giosia e le sue riforme

“Il pendolo ora oscilla indietro”. La restaurazione del tempio segna l’inizio della riforma di Giosia. Il ritrovamento del libro della legge e il suo effetto sul re e sul popolo sono annotati con interesse duraturo. Dopo aver ascoltato la lettura della legge, Giosia si straccia le vesti, rendendosi conto che coloro che lo avevano preceduto non avevano osservato le parole del libro e sapeva che l’ira di Dio si sarebbe accesa contro il popolo del suo tempo. Hulda, la profetessa, si rivolge al Signore per lui e Dio risponde che la sua ira non si sarebbe placata e che Gerusalemme sarebbe diventata una desolazione e una maledizione, ma Giosia non avrebbe dovuto vederla.

Dopo aver sentito questo, Giosia intensifica i suoi sforzi di riforma. Distrusse tutti gli idoli e i luoghi di culto degli idoli. Sacrificò i sacerdoti idolatri sugli altari e bruciò le loro ossa su di essi – un notevole adempimento di una profezia pronunciata 345 anni prima in 1 Re 13:2. Poi, Giosia intensificò gli sforzi di riforma. Poi ripristinò la Pasqua ebraica esattamente secondo la Legge, come non era stato fatto dai tempi dei giudici. L’imprudenza e la conseguente morte di Giosia dimostrano che non sempre agì con saggezza. Era intensamente religioso, ma un povero politico di media forza. La sua opera fu necessariamente superficiale. Apparentemente, solo pochi fedeli sostenevano di cuore il re e i suoi sforzi. Tra le masse c’era poca o nessuna considerazione per la purezza morale. Quella di Giosia fu una riforma forzata, che durò solo finché durò il potere di imporla. Poi arrivò una terribile reazione. Non c’è potere regale che possa imporre una vera riforma, se non quello di Cristo Re. L’unico modo in cui una vera riforma può essere stabilita oggi è dall’interno, attraverso la sottomissione volontaria degli uomini al potere e all’autorità di Cristo.

Un’elegia di Giosia è espressa con queste parole: “Prima di lui non c’è stato alcun re simile a lui che si sia rivolto al Signore con tutto il cuore e con tutte le sue forze, secondo tutta la legge di Mosè, né dopo di lui è sorto alcuno simile a lui” (22:25). Ma il Signore non si distolse dalla ferocia della sua grande ira, con la quale si accese contro Giuda… e il Signore disse: “Allontanerò anche Giuda dal mio cospetto, come ho allontanato Israele, e cancellerò la città che ho scelto, Gerusalemme, e la casa di cui ho detto: ‘Il mio nome sarà lì'” (22:26-27). La riforma arrivò troppo tardi per salvare la nazione colpevole. È stato notato che:

1°) era solo il risultato dell’autorità reale e non del pentimento del popolo;
2°) c’era una ferocia di zelo e uno spirito persecutorio che sminuiva il merito delle prestazioni.

La speranza di salvare la causa divina era destinata alla sconfitta. Giuda in questo momento era “morto fino alle radici”“neppure la voce della santa legge di Dio né la voce dei profeti viventi avevano per esso alcun potere vivificante”.

Nonostante il mancato successo permanente della riforma di Giosia, le sue gesta furono ricordate a lungo dopo la caduta di Gerusalemme. L’anniversario della sua morte fu osservato a lungo, e grazie alla sua influenza gli ebrei, durante la cattività e in seguito, formarono un odio per l’idolatria che da allora li caratterizza.

PARTE 14 – Capitoli 23 a 25

Capitolo 23:31-24:6 – Un periodo di declino sotto Jehoahaz e Jehoiakim

Capitolo 2:47-25:30 – Declino finale sotto Jehoiachin e Zedekia

Gerusalemme viene assediata e distrutta da Nabucodonosor, re di Babilonia. Iniziano i 70 anni di esilio a Babilonia. 2 Re è prezioso per il suo profondo insegnamento religioso e per la visione che ci offre del governo provvidenziale e morale di Dio sul mondo. Ci dice come e perché il più magnifico tempio mai costruito per la gloria di Dio e nel quale Egli ha dato un simbolo visibile della sua presenza è stato consegnato alle fiamme e alla distruzione. Questi insegnamenti su Dio e sull’uomo sono la migliore prova dell’origine divina del libro, e lo rendono un ricco tesoro per il nostro ammonimento e apprendimento. La sua autorità canonica non potrà mai essere messa in discussione. I riferimenti a questo libro nel Nuovo Testamento sono una testimonianza lampante del suo valore come libro di insegnamento religioso e della sua autenticità come parte della Parola di Dio.

PARTE 15 – Conclusione

Quale modo migliore per mostrare i suoi insegnamenti costanti e la sua relazione con l’intero messaggio della Bibbia se non quello di riassumere il suo messaggio nelle parole ispirate di quel libro sacro? Esse si trovano in quasi tutte le pagine della Sacra Scrittura, ma le seguenti sono subito riconosciute come di valore primario:

  1. “Dio parlò per bocca dei suoi profeti . . .” (Atti 3:21).
  2. “Gli occhi del Signore sono sui giusti e le sue orecchie sulle loro suppliche; ma la faccia del Signore è su quelli che fanno il male” (1 Pietro 3:12).
  3. “Il Signore è lento all’ira, abbondante e amorevole, perdona l’iniquità e la trasgressione; e non scagionerà affatto il colpevole, elencando l’iniquità dei padri sui figli, sulla terza e sulla quarta generazione” (Numeri 14:18).
  4. “Dio è un fuoco che consuma” (Ebrei 12:29). “Perché Il Signore, il tuo Dio è un fuoco divorante, un Dio geloso” (Deuteronomio 4:24).
  5. “Poiché la sentenza contro un’opera malvagia non viene eseguita rapidamente, i cuori dei figli degli uomini sono pienamente predisposti a fare il male. Anche se un peccatore facesse cento volte il male e prolungasse i suoi giorni, io so che sarà bene per quelli che temono Dio, che temono davanti a Lui. Ma all’empio non andrà bene, non prolungherà i suoi giorni, che sono un’ombra, perché non teme davanti a Dio” (Ecclesiaste 8:12-13).
  6. “La rettitudine esalta una nazione, ma il peccato è un rimprovero per ogni popolo” (Proverbi 14:34).

Note a piè di pagina

  1. Untesto dell’antica Alleanza ebraica che passò per le mani dei Masoreti, una successione di studiosi ebrei, che fiorirono dal VI al X secolo, e che si sforzarono di dare permanenza al tipo tradizionale che appare oggi nella maggior parte delle Bibbie ebraiche stampate.
  2. 1, 2, 3, 4 Regnum…
  3. Swete, H. B., An Introduction to the Old Testament in Greek, Cambridge: 1914, 215.
  4. Driver, S. R., An Introduction to the Literature of the Old Testament, Biblioteca Meridiana: 1960, 27.
  5. Smith, William, A Dictionary of the Bible, Londra: 1863, Volume 2, 21.
  6. “Il libro di Giosuè sembra essere un libro indipendente”. Ibidem, 21.
  7. Ibidem, 21.
  8. Price, Ira M., “A Syllabus of Old Testament History”, 1908, 114.
  9. Moulton, R. G. The Modern Reader’s Bible, New York: 1946, 1379.
  10. Price, 117-118.
  11. Roberson, C. H., “Outline of the Book of the Old Covenant”, non pubblicato.
  12. Errett. Isaac, Serate Con La Bibbia, Cincinnati: Volume II, 115-116.
  13. Stanley, Storia della Chiesa Ebraica, Lect. xxxi.
  14. Errett, 137-138.

Domande per la discussione in classe

  1. Perché questo libro è classificato come profetico?
  2. Quali prove avevano i figli dei profeti che lo spirito di Elia riposava su Eliseo?
  3. Perché il profeta Eliseo era spesso ricercato e in quali circostanze?
  4. Confrontate i caratteri di Elia ed Eliseo.
  5. Qual era l’opera dei profeti?
  6. Che cosa insegna questo libro a proposito delle alleanze impiglianti?
  7. Quale fu il risultato della cordialità di Giosafat con Achab?
  8. Quali sono i caratteri di Jehoiada e Joash? 12:2 aiuta a rispondere?
  9. Perché Samaria e Israele caddero? Elenca sei cause.
  10. Quale fu il segno dato a Ezechia per dimostrargli che Dio lo avrebbe guarito?
  11. Quali furono gli effetti temporanei e permanenti del regno di Giosia?
  12. Chi predisse il periodo dell’esilio babilonese? Quali sono le date di questo periodo?
  13. In che modo il riferimento a questo libro nella Nuova Alleanza ne dimostra il valore?
  14. Dare cinque insegnamenti dal libro di 2 Re.
Share

Leave a comment

Your email address will not be published. Required fields are marked *

go top